martedì 17 novembre 2020

Fotovoltaico: la Regione individui le aree non idonee

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La Regione Lazio continua ad autorizzare impianti fotovoltaici in provincia di Viterbo

senza peraltro aver ottemperato a quanto stabilito dalle Linee Guida Nazionali di cui al D.M. del 10.09.2010, che invitano ad individuare le aree non idonee all’installazione.

È in discussione in aula il Piano Energetico Regionale (PER) e la Regione dovrebbe recepire quanto stabilito dalla Normativa Nazionale che le dà la possibilità di individuare le aree non idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Molti progetti infatti ricadono nelle aree classificate dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) come Paesaggio agrario di valore. C’è da chiedersi come sia possibile che la Regione approvi che si sacrifichi del suolo agricolo, che lei stessa definisce “di valore” nel PTPR, per autorizzarvi degli impianti energetici fortemente impattanti.

Ho perciò presentato degli emendamenti alla Proposta di legge regionale 243 del 25.09.2020 che sono stati approvati in aula e che modificano la Legge regionale “Norme in materia ambientale e di fonti rinnovabili” (L.R. 16 del 16.12.2011) affinché la Regione si attivi ed individui le aree non idonee, entro il termine perentorio di 12 mesi dall’approvazione del Piano Energetico Regionale, e che ciò venga effettuato attraverso un’apposita istruttoria, avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale che identificano obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento, in determinate aree, di specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti.

venerdì 16 ottobre 2020

Progetti di Utilità Collettiva: a che punto siamo?

Progetti utilità collettiva sala di attesa reddito di cittadinanza

A che punto è l’organizzazione dei Progetti di Utilità Collettiva da parte dei comuni e degli altri soggetti coinvolti?

Il Reddito di cittadinanza è una misura di contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alla disuguaglianza che prevede, per sommi capi, la corresponsione da parte dello Stato di una somma mensile stabilita in base al reddito a fronte della quale il beneficiario sottoscrive un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale atti a favorire un percorso di inserimento lavorativo e sociale.

Petti per l’inclusione sociale e per il lavoro

Il primo prevede l’impegno, tra gli altri, da parte del beneficiario ad accettare almeno una su tre offerte di lavoro pena la perdita dell’assegno; il secondo riguarda situazioni complesse da valutarsi oltre che con i servizi per l’impiego anche con altri enti territoriali competenti.

Nei Patti per l’inclusione Sociale e nei Patti per il lavoro è previsto che i beneficiari del Reddito di cittadinanza (RdC) partecipino a dei Progetti di Utilità Collettiva (PUC) all’interno del comune di residenza per almeno 8 ore a settimana aumentabili fino a 16.

I Progetti di Utilità Collettiva

Dopo lo stop dovuto all’emergenza Covid, dal 10 luglio 2020 tutti i Comuni italiani devono attivare i PUC, che sono progetti elaborati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e gestiti dai singoli Comuni, ai quali i percettori del Reddito di cittadinanza abili al lavoro sono obbligati ad aderire.

Tra gli obblighi che i beneficiari del RdC sottoscrivono c’è quello di partecipare a dei Progetti di Utilità Collettiva. Perciò in sinergia con gli attivisti e portavoce dei 60 comuni del viterbese, ho dato il via a un’attività di verifica dell’attivazione dei Progetti di Utilità Collettiva da parte delle amministrazioni comunali della nostra provincia.

I P.U.C. occasione di inclusione e crescita

È importante sottolineare l’importanza che i PUC possono avere per i comuni e quale grande occasione di inclusione e crescita possano rappresentare per i beneficiari e la comunità stessa. Gli ambiti di intervento dei PUC sono sei: Sociale, Culturale, Artistico, Ambientale, Formativo, Tutela dei Beni Comuni. Si possono citare ad esempio: supporto ad anziani con disabilità, manutenzione arredo urbano, parchi pubblici e giochi per bambini; pulizia cortili scolastici e raccolta di rifiuti abbandonati, supporto all’organizzazione di eventi culturali ecc. Queste attività a servizio dei comuni sarebbero a costo zero per le amministrazioni che le organizzano (assicurazione INAIL a parte che verrebbe pagata dallo Stato) a tutto beneficio della comunità e dell’integrazione sociale che ne deriverebbe.

Probabilmente anche grazie al momento particolarmente difficile che stiamo vivendo dal punto di vista sanitario, non risulta essere svolta alcun tipo di attività da parte dei beneficiari del RdC in parecchi comuni della provincia di Viterbo.

Ho predisposto perciò una serie di Accessi agli atti in tutti i comuni della provincia allo scopo di capire a che punto stanno gli iter di attivazione dei Progetti di Pubblica Utilità.

Il nostro intento è monitorare quanti beneficiari ci sono per ogni Comune; quali PUC ogni amministrazione comunale intende attuare o ha già attuato, quali Amministrazioni osservino le disposizioni di legge, e quali le ignorino. I MeetUp locali e i Portavoce comunali si attiveranno poi per la diffusione di queste informazioni alla cittadinanza.

venerdì 11 settembre 2020

Accolte tutte le domande del progetto (P)orto sicuro

progetto (P)orto-sicuro

A.R.S.I.A.L. torna sui suoi passi e rivede la graduatoria approvata a maggio del bando pubblico denominato progetto (P)orto Sicuro.

Il progetto (P)orto sicuro riguardava la concessione di contributi a fondo perduto per progetti finalizzati al sostegno della filiera agricola attraverso consegna a domicilio. Con una recente Determina infatti l’ente regionale finanzia tutte le domande ammissibili.

Ho appreso con soddisfazione della revisione della graduatoria messa in atto da A.R.S.I.A.L. inerente il bando (P)orto Sicuro sulla quale avevo espresso dei forti dubbi per le modalità con le quali era stato pubblicato

Il bando tramite click day

L’avvio della presentazione delle domande per il bando (P)orto sicuro infatti è stata fatta coincidere con la pubblicazione dello stesso facendo venire meno uno dei presupposti di base che ogni bando pubblico dovrebbe avere e cioè il rispetto della parità di trattamento per i partecipanti. Questi infatti avrebbero dovuto essere messi a conoscenza del termine di apertura della selezione con un certo margine di anticipo. Secondo il bando però sarebbero state finanziate le domande ammissibili selezionate secondo l’ordine di protocollo di arrivo delle stesse. Di fatto perciò l’assegnazione è avvenuta, con una sorta di click day,a chi è stato più veloce nella presentazione.

I ricorsi.. e la marcia indietro

L’A.R.S.I.A.L., anche grazie ai numerosi ricorsi minacciati dai soggetti esclusi, ha rivisto le domande e, delle 208 risultate ammissibili e finanziabili, 25 risultano essere state finanziate con la Determina di maggio 2020, altre 179 possono essere immediatamente finanziate e 4 sono ancora in fase di analisi come specificato nella Determinazione del Direttore
Generale 423 del 13 agosto 2020
.

Il mio plauso alla Regione che, come avevo chiesto ad aprile 2020 con una serie di proposte per l’e-commerce in agricoltura, ha trovato i fondi necessari per allargare la platea dei destinatari del progetto (P)orto Sicuro.

Portare il cibo fresco e a km zero dentro le case rappresenta un’evoluzione importante delle modalità di vendita dettata dalle rigide disposizioni sanitarie imposte dal Covid-19 e va colta in maniera propositiva e operativa. Credo sia da incentivare e valorizzare l’utilizzo della tecnologia e della rete per meglio promuovere le eccellenze agroalimentari del Lazio; sfida che tante imprese locali stanno e hanno saputo raccogliere.

venerdì 7 agosto 2020

Talete, commissariamenti e poteri sostitutivi: che dice la Regione?

poteri sostitutivi il logo della regione affonda nell'acqua

A seguito della votazione in Giunta regionale delle delibere per l’applicazione dei poteri sostitutivi ai sensi del D.Lgs 156/2006 nei confronti dei comuni che si rifiutavano di entrare in Talete S.p.A., assieme agli altri consiglieri, ho presentato una interrogazione in tal senso.

La nostra interrogazione

Brevemente, nell’interrogazione suddetta chiedevamo se ci fosse l’intenzione di applicare la L.R. 5/2014 nonostante la delibera per l’esercizio dei poteri sostitutivi di cui sopra e se si ritenesse sempre prioritario continuare a perseguire il processo di governance del Servizio Idrico Integrato (S.S.I.) nonostante in Parlamento sia in discussione la Proposta di Legge 52/2018 sull’acqua pubblica. Inoltre si domandava se vi fosse l’intenzione di esercitare i poteri sostitutivi nei confronti della Talete S.p.A. evidentemente incapace o inidonea ad assolvere alle prerogative di sua competenza per quanto riguarda il problema dell’arsenico sul territorio viterbese ed infine quali fossero le azioni che si intendeva porre in essere per risolvere la problematica della contaminazione da arsenico delle acque destinate ad uso umano anche alla luce della procedura di infrazione UE 2014/2125.

La risposta

La risposta arrivata è in questi giorni:

sostanzialmente vi si afferma che sono state sospese le DGR e relative integrazioni sull’individuazione degli Ambiti Territoriali Ottimali di Bacino Idrografico confermando l’attuale assetto organizzativo del S.I.I. in cinque ATO fino alla loro naturale scadenza. È stato inoltre formato un gruppo di lavoro interno per predisporre una proposta di legge per il riordino del S.I.I. e successivamente il Comitato Tecnico Scientifico mentre il comitato di consultazione istituzionale è ancora in itinere.

Per quanto attiene la procedura di infrazione di cui sopra la Regione precisa che nel 2016 sono stati realizzati impianti di potabilizzazione che sono gestiti da Talete S.p.A. e dai Comuni che non hanno ancora trasferito a quest’ultima i loro impianti. Sulla base dei dati ASL di Viterbo del marzo 2019 risultano essere 10 i comuni non in regola con i limiti di arsenico nell’acqua potabile: 8 non aderenti a Talete S.p.A. e 2 gestiti da quest’ultima. La Regione ha finanziato gli impianti di potabilizzazione poi trasferiti nella loro gestione ai Comuni non aderenti a Talete S.p.A.. Si evince perciò, sempre secondo la Regione, che siccome gli impianti sono tutti funzionanti, le criticità riscontrate afferiscono solamente a problematiche gestionali in capo agli stessi enti locali.

La sentenza del TAR

Per completezza di informazione ricordo che allo stato attuale, Talete, come tutti sanno, naviga in cattive acque ed è chiaro che si spinga per l’adesione di più comuni possibili al fine di spalmare i debiti altissimi sul maggior numero possibile di soci. La ritengo una politica poco corretta e fallimentare. La Regione continua sulla strada del commissariamento invece di applicare la L.R. 5/2014 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” attualmente in vigore e nonostante il TAR, in una recente sentenza, abbia annullato le delibere di commissariamento per 7 comuni della provincia di Viterbo contestandone tempistiche e metodo.

Allegati:

Acque del Lago di Vico: risposta a metà della Regione

acque del Lago di Vico la riva del lago e il simbolo di non potabilità

La risposta della Regione Lazio alla nostra interrogazione sulla qualità delle acque del Lago di Vico.

A Inizio giugno ho presentato una interrogazione in merito all’insufficiente qualità delle acque del Lago di Vico anche a seguito di un esposto dell’ISDE di Viterbo e della richiesta di informazioni da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Le domande

In sintesi chiedevo al competente assessore e al presidente della Giunta se fossero a conoscenza della grave situazione di degrado delle acque del Lago di Vico come fornitore di acqua potabile e dell’inadeguatezza dei sistemi di potabilizzazione dei comuni di Caprarola e Ronciglione. Oltre a questo domandavo quali misure fossero state adottate d’urgenza per il risanamento dell’ecosistema del Lago di Vico e della tutela della salute delle persone.

La risposta

È arrivata la risposta da parte dell’assessorato lavori pubblici e mobilità nella quale si fa presente che nell’ambito dell’attività commissariale per l’emergenza arsenico nel Lazio erano previsti 3 impianti di potabilizzazione: Caprarola (consegnato nel 2016), Cavaliere e Sanzio successivamente stralciati in quanto sostituibili con un impianto presso il Lago di Vico. Un altro impianto è stato inoltre realizzato a Caprarola, denominato Pozzo S.Lucia.

In sintesi secondo l’ente regionale, quei comuni che non hanno ancora conferito opere reti e impianti alla Talete S.p.A. hanno usufruito di finanziamenti regionali per gli impianti di cui sopra e sono quindi responsabili, nella persona del Sindaco, per la gestione del servizio idrico integrato.

Nonostante la recente sentenza del TAR che ha dato ragione ai comuni che hanno ricorso contro il commissariamento, la Regione Lazio imperterrita continua per questa strada annunciando appello e persiste nel non voler applicare, nei fatti, la L.R. 5/2014 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.

Un risposta a metà

Infine come si può leggere, si è “abilmente” glissato sulla seconda parte dell’interrogazione.

Non si fa cenno alcuno sul cosa si vuole fare (e se si è già fatto qualcosa) in merito alla presenza nell’acqua di cianobatteri così come evidenziato delle analisi effettuate nel 2018 e 2019 dall’ASL di Viterbo (risultati ASL prot. 6433 e prot. 6435) che ha confermato quanto scritto già nel 2009 e cioè che l’acqua del lago non è completamente sicura per l’uso umano.

Allegati:

mercoledì 5 agosto 2020

Assunzioni dirigenti: Il Consiglio di Stato ci dà ragione

Il consiglio di stato ci dà ragione mappa del Lazio con dietro il martello del giudice

Il Consiglio di Stato ci dà ragione e respinge gli appelli della Regione Lazio proposti avverso alcune sentenze del TAR.

Il Tribunale Amministrativo aveva statuito, in estrema sintesi, l’illegittimità di alcune nomine dirigenziali e delle modalità con le quali queste erano avvenute nella scorsa consiliatura.
Come gruppo consiliare, avevamo proposto un ricorso (unitamente a quello di altri soggetti) presso le opportune sedi in merito all’assunzione esterna da parte della Regione di dirigenti apicali e di seconda fascia durante la scorsa consiliatura. Siamo, dopo molti anni, giunti a mettere la parola fine di questa questione grazie al Consiglio di Stato che sostanzialmente ha accolto quanto da noi rilevato all’epoca.

Nella sostanza le questioni sollevate riguardavano gli atti con i quali la Regione ha approvato gli avvisi di ricerca di personale esterno per l’affidamento di incarichi di Direzione di aree o Uffici dirigenziali e i relativi provvedimenti di affidamento di tali incarichi.

Le irregolarità riscontrate

Più nel dettaglio si contestava:

  • il calcolo del numero di incarichi attribuiti all’esterno;
  • l’accertamento del possesso dei requisiti richiesti in capo a soggetti già appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione che sarebbe dovuto avvenire anche tra i funzionari direttivi di seconda fascia;
  • in ultimo la mancata adozione del Piano triennale del fabbisogno del personale.

Il Consiglio di Stato ci dà ragione e ha quindi statuito che i 6 incarichi apicali e i 42 dirigenti assunti erano troppi e quindi in contrasto con quanto stabilito dalla Legge.

Inoltre, ha stabilito che è illegittimo il conferimento di incarichi dirigenziali in assenza della propedeutica programmazione triennale. Tale illegittimità è connessa alla circostanza che gli incarichi dirigenziali sono stati conferiti dopo una indagine interna volta alla valutazione delle professionalità esistenti, limitata però ai ruoli dirigenziali e non anche ai funzionari direttivi di seconda fascia.

Assunzioni e consulenze mancano sui siti della Regione Lazio

Sono soddisfatta anche perché proprio recentemente ho segnalato come i siti web della regione Lazio non brillino in trasparenza sottolineando che, secondo il Dipartimento della funzione pubblica, siano mancanti proprio le sezioni riguardanti le consulenze, gli incarichi dirigenziali e quelli ai dipendenti con relativi compensi che dovrebbero invece essere pubblici (rilevazioni di febbraio 2020).

È ora che ci si renda conto che essere alla guida di una istituzione non vuol dire essere sopra di essa e che, soprattutto, nessuno è al di sopra della legge.

giovedì 30 luglio 2020

A che punto è la Casa della salute di Ronciglione?

Casa della salute di Ronciglione l'ingresso

Con un Decreto del commissario ad acta Zingaretti è stata attivata la Casa della salute di Ronciglione in luogo dell’ospedale le cui funzioni sono ormai state dismesse. Il tutto rientra nel piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione Lazio che tradotto in pratica significa: rientrare dai debiti tagliando servizi.

La recente uscita dal commissariamento della sanità laziale dovrebbe essere una buona notizia, ma la situazione drammatica in cui essa versa continua a destare non poche preoccupazioni. La conseguenza dei tagli alla sanità e del relativo sbilanciamento nei confronti dei privati sono sotto gli occhi di tutti e a farne le spese sono soprattutto i cittadini.

Gli abitanti di Ronciglione hanno dovuto subire, dopo la chiusura dell’ospedale, lo smantellamento del Punto di Primo Intervento con il depotenziamento del servizio di soccorso-emergenza.

Nessuno, evidentemente, si è posto il problema dei 25-30 minuti che ci vogliono per arrivare al più vicino ospedale, il Belcolle a Viterbo, che, in particolari situazioni di emergenza, come ad esempio in inverno quando non è raro l’innevamento della strada dei Monti Cimini, potrebbero essere troppi. Pare non sia stato nemmeno considerato il fatto che il bacino di utenza può arrivare a 70.000 persone con un notevole incremento nei mesi estivi viste le presenze turistiche sul limitrofo Lago di Vico.

Ho perciò presentato una interrogazione al Presidente Zingaretti per chiedere quale sia la reale operatività della Casa della salute di Ronciglione e quando è prevista la fine dei lavori. Oltre a ciò, vista la situazione emergenziale, causa Covid-19 che tutto il mondo sta vivendo, ho chiesto se non sia il caso di rivedere alcune decisioni prese relativamente alla chiusura del PPI di Ronciglione e anzi di prevedere la riattivazione di tutti i servizi territoriali.

Allegati:

mercoledì 29 luglio 2020

Gravi responsabilità della Regione Lazio sul completamento della SS 675

Completamento della SS 675 lo svincolo di Monte Roman

Il completamento della SS 675 Orte Civitavecchia subirà ulteriori ritardi.

Di questi possiamo ringraziare certamente anche l’attuale amministrazione regionale guidata da Zingaretti e chi, con lui, ha sempre sostenuto la legittimità del “tracciato verde” (passante per l’incontaminata Valle del Mignone) che è stato appena cassato dall’Europa per contrasto con i principi della “Direttiva Habitat”.

La Corte di Giustizia Europea, con una sentenza storica, ha affermato i principi cardine per la corretta interpretazione delle direttive comunitarie in materia ambientale, sancendo di fatto, nel caso che ci riguarda, l’illegittimità delle procedure autorizzative del progetto preliminare del cosiddetto “tracciato verde.

Gli atti della Regione Lazio

Leggendo gli atti della Regione Lazio, evidentemente favorevole a questo tracciato altamente impattante, si possono agevolmente rinvenire quelli che è possibile definire come dei veri e propri “voli pindarici” per evitare le prescrizioni delle norme comunitarie.

In particolare possiamo analizzare la Relazione Tecnica di Valutazione di Incidenza datata 17 novembre 2016 redatta dalla Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali. In questo documento, a fronte di numerosi rilievi, prescrizioni, profonde carenze progettuali dello Studio d’Incidenza di ANAS identificate e dettagliatamente descritte, impatti non mitigabili su ambienti naturali, flora e fauna, rischio totale di scomparsa di habitat prioritari, l’Amministrazione regionale conclude contraddittoriamente e illogicamente con un parere non negativo, ritenendo possibile la prosecuzione delle successive fasi di progettazione e autorizzazione dell’opera di completamento della SS 675.

L’interpretazione della Direttiva 92/43/CEE

Sotto altro profilo, la Corte di Giustizia ha statuito che la “Direttiva Habitat” dev’essere interpretata nel senso che essa, lascia si agli Stati membri il compito di designare l’autorità competente a valutare l’incidenza di un progetto su una Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ma non consente che una qualsivoglia autorità prosegua o completi tale valutazione, una volta che quest’ultima sia stata realizzata.

Il riferimento in tal senso è chiaramente alla delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1 dicembre 2017, nella parte in cui individua la Regione Lazio come soggetto competente a verificare lo Studio d’Incidenza Ambientale allegato al progetto definitivo dell’opera. La Valutazione di Incidenza però era, all’epoca, già conclusa con parere negativo dell’organo competente e cioè il Ministero dell’Ambiente che si era espresso sul progetto preliminare del “tracciato verde”.

La sentenza della Corte di Giustizia Europea, quindi, ha stabilito che la Regione Lazio non era legittimata a completare o proseguire la valutazione di incidenza dell’opera già espletata dal Ministero dell’Ambiente”.

Sono convinta che dietro questa fantasiosa assegnazione di competenze alla Regione Lazio ci sia una manovra della solita politica, cosa che purtroppo non mi stupisce affatto; tanto poi a farne le spese sono i cittadini vittime dei ritardi che puntualmente, anche questa volta, sono sotto gli occhi di tutti.

martedì 28 luglio 2020

La trasparenza dei siti web della Regione Lazio lascia a desiderare

La trasparenza dei siti web della Regione Lazio mappa della regione con lente sul logo

La trasparenza dei siti web della Regione Lazio lascia a desiderare. Lo afferma il Dipartimento della funzione Pubblica tramite lo strumento Bussola della trasparenza.

Prima che il controllo sull’adempimento degli obblighi di pubblicazione passasse all’Autorità Anticorruzione, il Dipartimento della funzione pubblica ha ideato la Bussola della trasparenza per monitorare gli adempimenti in materia delle pubbliche amministrazioni. Ad oggi sono ancora disponibili i dati dell’ultima rilevazione risalenti a febbraio 2020.

Per la Regione Lazio, pare che la trasparenza non sia importante, almeno stando a quanto si legge sul sito del Dipartimento della funzione pubblica, la Bussola della trasparenza, che riporta dati non propri edificanti per la nostra regione.

Cos’è la Bussola della trasparenza?

Come si legge sul sito, la Bussola della trasparenza è uno strumento on-line automatizzato che dà ai cittadini la possibilità di monitorare l’adempimento, da parte dei siti web delle pubbliche amministrazioni, degli obblighi di trasparenza imposti dalla legge italiana. Ai primi posti della classifica: l’assemblea legislativa delle Marche, il Cisis, il Consiglio regionale del Molise, del Piemonte, dell’Abruzzo che assieme ad altri 12 Enti regionali totalizzano 84/84 sezioni presenti sul sito. Il sito della Regione Lazio lo si trova in fondo alla terza pagina con un 76/84 mentre quello del Consiglio regionale del Lazio addirittura in quarta con un punteggio di appena 59/84.

La trasparenza dei siti web della Regione Lazio tabella bussola trasparenza sito Regione
sito web Regione Lazio 76 sezioni su 84
La trasparenza dei siti web della Regione Lazio tabella bussola trasparenza sito Consiglio
sito web Consiglio regionale Lazio 59 sezioni su 84

(Qualora il sito Bussola della trasparenza fosse messo offline, trovate la pagina con i dati salvata su Web Archive)

Cosa manca?

È interessante notare le voci che sono carenti o mancanti: titolari di incarichi di collaborazione o consulenza, titolari di incarichi dirigenziali (dirigenti non generali), incarichi conferiti e autorizzati ai dipendenti (dirigenti e non dirigenti). Per tutte e tre queste voci, tra gli altri, la legge impone anche che siano resi pubblici i compensi relativi al rapporto di consulenza o connessi, come nel secondo caso, all’assunzione della carica o dell’incarico come nel terzo. Questi dati, secondo lo strumento automatizzato, sono mancanti e non fanno brillare la trasparenza dei siti web della Regione Lazio.

Auspico che l’Autorità Anticorruzione possa trovare pubblicati questi dati alla prossima rilevazione e che la loro mancanza sia solo una svista, anche se, francamente è difficile sostenerlo, visto che la legge sulla trasparenza risale ormai al 2013 (D.Lgs. 33/2013 e succ.). 

Anche questo, io credo, fa parte della risposta sul perché i cittadini siano così sfiduciati nei confronti delle istituzioni e le guardino con sempre più perplessità e sospetto.

lunedì 27 luglio 2020

Le saline di Tarquinia patrimonio naturale ma anche storico e architettonico

Le saline di Tarquinia gli edifici dello stabilimento e una vista sule saline

Le saline di Tarquinia ospitano un habitat salmastro unico con una estensione di ben 170 ettari di cui 100 di ambiente acquatico caratterizzato da alta salinità che ha contribuito alla nascita di un ecosistema particolarissimo.
L’intero impianto, dismesso da decenni, ed il borgo ottocentesco adiacente sono una testimonianza unica sul litorale tirrenico di un metodo storico di estrazione del sale dall’acqua marina. 

L’intera salina ed il borgo sono un patrimonio storico – architettonico e naturale prezioso. L’area ospita infatti macchinari e depositi inerenti l’attività estrattiva del sale che sono un raro esempio di archeologia industriale del genere.
Infatti, il borgo storico fino a fine ‘800 era ricovero per i lavoratori delle saline e oggi rappresenta un’importante memoria della collettività e del tessuto storico e sociale tarquiniese.

Gli edifici, compreso il fabbricato con i macchinari oggi versano in grave stato di abbandono e di degrado. È urgente perciò procedere al loro recupero prima di perdere una parte importante della nostra storia.

Per garantire l’urgente recupero degli edifici e del patrimonio che rappresentano ho presentato in Consiglio regionale un Ordine del giorno, approvato nella seduta del 14 luglio 2020, per chiedere alla Giunta di predisporre un progetto di fattibilità tecnica ed economica finalizzato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio archeologico industriale e del borgo storico delle Saline di Tarquinia in armonia con le esigenze della Riserva naturale. Seguirò l’evolversi della cosa sperando in tempi brevi.

venerdì 24 luglio 2020

La sanità del Lazio fuori dal commissariamento… di nuovo!

commissariamento La mappa della regione Lazio esce dalla porta del commissario alla sanità

La sanità del Lazio fuori dal commissariamento… di nuovo! Dopo quello di Zingaretti a gennaio 2020 è di questi giorni l’ennesimo annuncio dell’uscita dal commissariamento della sanità laziale.

Dopo oltre 7 anni di governo della Regione Lazio targato PD durante i quali abbiamo assistito a tagli dei servizi sanitari, riduzione di posti letto, chiusura di presidi ospedalieri, carenze di organico, arriva un altro annuncio sull’uscita dal commissariamento del nostro sistema sanitario che speriamo di poter salutare come una buona notizia per i cittadini laziali.

Purtroppo i risultati delle scelte fatte finora da Zingaretti e dai suoi predecessori in campo sanitario sono sotto gli occhi di tutti. La sanità pubblica è stata depauperata e nella provincia di Viterbo questo ha significato la chiusura di due presidi ospedalieri, quelli di Montefiascone e Ronciglione, il depotenziamento di quelli rimanenti con la chiusura di reparti, ambulatori, pronto soccorso e la contestuale apertura di case della salute, invisibili ai cittadini. Non parliamo poi delle liste di attesa, problema cronico e irrisolto del sistema sanitario regionale, con appuntamenti per le visite fissati anche a distanza di mesi, che costringono cittadini di tutte le età a recarsi in altre regioni per farsi curare in tempi più umani.

Il Rapporto UIL EURES 1/2016

Dal rapporto 1/2016 dell’Osservatorio UIL Roma e Lazio – EURES sulla qualità e la trasparenza del Sistema Sanitario Regionale, apprendiamo che viene stimato in 2,3 miliardi di euro il costo complessivo sostenuto nel 2015 dai cittadini e dalle imprese del Lazio per il risanamento dei conti della sanità.

E ancora leggiamo testualmente: “(…) si assiste ad una flessione significativa del numero di posti letto nelle strutture ospedaliere che passano da 31.163 a 22.033 (-29,3% in valori percentuali), ovvero da 6,1 posti letto ogni 1.000 abitanti nel 2001 a 3,7 nel 2014. Con riferimento al 2015 i dati previsionali di fonte regionale (Decreto del commissario ad acta di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale per il biennio 2014/2015) annunciano un’ulteriore riduzione, con un numero complessivo di posti letto, destinato a scendere a 21.611 unità (-422 posti letto rispetto al 2014 e -8.144 rispetto al 2006)”.

La nostra regione si distingue inoltre per un’elevata incidenza di posti letto in strutture private accreditate che rappresentano ben il 39,4% dell’offerta totale a fronte del 60,6 % di posti letto disponibili presso strutture pubbliche.

Ricostruire la sanità pubblica

Se la notizia dell’uscita dal commissariamento sarà confermata la strada è tutta in salita per il sistema sanitario e per i cittadini del Lazio. C’è da riscostruire una sanità pubblica minima con un’offerta di servizi e di assistenza adeguata ai bisogni dei cittadini che per troppo tempo hanno pagato di tasca loro posizioni dirigenziali e nuove unità operative realizzate ad hoc per soddisfare gli appetiti elettorali. Una strada lunga per ripristinare le fondamenta dei servizi pubblici sanitari la cui necessità ed efficienza si sono rese quanto mai evidenti durante la crisi sanitaria da COVID-19 che stiamo ancora vivendo.

mercoledì 22 luglio 2020

Orte Civitavecchia, tutto da rifare.

orte civitavecchia planimetria con particolare dell'uscita a Monte Romano

Orte Civitavecchia, tutto da rifare. Ci pensa la Corte di Giustizia Europea a cassare lo scellerato “tracciato verde”, che di verde aveva ben poco, passante per la Valle del Mignone, adottato in palese contrasto con la normativa comunitaria in materia ambientale.

La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea afferma nello specifico che i progetti altamente pregiudizievoli dell’integrità di una Zona a Protezione Speciale (ZPS), qual è l’area della Valle del Mignone interessata dal cosiddetto “tracciato verde”, pur se giustificati da interesse pubblico economico, possono essere autorizzati solo in casi eccezionali e se sono realmente inevitabili.
In altre parole ciò significa che in presenza di una alternativa, che nel nostro caso è rappresentata dal “tracciato viola”, tali progetti non possono essere autorizzati come invece è avvenuto.

Cosa farà il TAR del Lazio?

Il TAR del Lazio, dunque, nel confermare la sussistenza dell’alternativo “tracciato viola”, dovrà conformarsi al suddetto pronunciamento della Corte Europea e statuire conseguentemente l’illegittimità dei provvedimenti autorizzativi impugnati.

È un pesante schiaffo dell’Europa alle scelte fatte nel 2017 dal governo a guida PD-Renzi. Chiamata in causa dal TAR del Lazio essa ribadisce semplicemente gli obblighi del nostro paese al rispetto delle Direttive Comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CEE).

I provvedimenti autorizzativi del “tracciato verde” dovrebbero essere dichiarati illegittimi anche nella parte in cui, in contrasto con quanto stabilito a livello comunitario dalla Direttiva Habitat, è stato demandato alla Regione Lazio (autorità, peraltro, sprovvista della necessaria competenza) il compito di verificare lo studio d’incidenza ambientale allegato al progetto definitivo.

Le responsabilità della Regione Lazio

La Regione Lazio ha sbagliato tutto dando il proprio consenso con DGR 112/2017 al “tracciato verde” passante per la Valle del Mignone senza curarsi delle Direttive Europee non si sa se per ignoranza o per scelta deliberata (e in ognuno dei due casi non c’è di che rallegrarsi purtroppo). A mio giudizio si è trattato di un atto meramente politico per non opporsi all’allora Governo Renzi. Un parere che non ha considerato i pesanti impatti ambientali su ZSC e ZPS della Rete Natura 2000 . La Commissione Tecnica di Valutazione Impatto Ambientale (CTVIA) del Ministero dell’ambiente invece, ne ha tenuto conto tanto da esprimersi negativamente sul progetto preliminare.

Quest’ultimo, pagato ad ANAS circa 2 milioni di euro di fondi pubblici, presenta evidenti errori tecnici per gli aspetti sia idrogeologici sia ambientali ed è stato fortemente sostenuto dalla politica tutta a partire dal PD regionale.
Purtroppo tutto questo, ad oggi, si è tramutato in tanto, troppo tempo perso a rincorrere un tracciato sbagliato fin dall’inizio, che rallenterà ulteriormente il completamento di un’opera indispensabile ai trasporti del centro Italia e dell’Europa.

Salva la Valle del Mignone

Rimane ancora un nodo da affrontare in tempi celeri. C’è ancora cioè da mettere in sicurezza Monte Romano con il superamento del centro abitato fin troppo penalizzato dal traffico pesante in transito sull’Aurelia bis.

Sono veramente soddisfatta che la Valle del Mignone, una porzione di territorio unica nel Lazio per scarsa antropizzazione e presenza di habitat, flora e fauna preziosi, sia salva. Questo grazie alla sostanziale bocciatura del cosiddetto “tracciato verde” della Orte Civitavecchia da parte della Corte di Giustizia Europa.
Il mio ringraziamento va inoltre alle tante associazioni ambientaliste e ai comitati di cittadini che col loro ricorso hanno evitato la devastazione della Valle.

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martedì 14 luglio 2020

Fiume Mignone: si parta con gli interventi di manutenzione

fiume mignone la cascata

Il fiume Mignone a fine 2019 è nuovamente esondato come sanno bene gli abitanti e in particolar modo gli agricoltori locali.
È necessario quindi impiegare risorse sia per interventi straordinari che per la manutenzione ordinaria.

Mettere in sicurezza il territorio è una priorità per il nostro paese e quindi per la politica, che, troppo spesso però, dimentica la manutenzione per concentrarsi sulla realizzazione di costose, ma certamente mediaticamente più spendibili, grandi opere pubbliche.

Il fiume Mignone è un esempio in tal senso: la regione Lazio ha emanato nel 2015 e nel 2017 alcune determinazioni con le quali autorizzava la spesa per messa in sicurezza e lavori urgenti di ripristino degli argini. Ad oggi questi lavori non sono ancora iniziati e il fiume Mignone è esondato nuovamente a fine 2019.

La natura non aspetta i tempi degli esseri umani e della politica. Nel caso del fiume Mignone,  sono necessari interventi straordinari oltre che una programmazione puntuale e costante della manutenzione ordinaria per evitare danni come quelli occorsi a fine anno scorso.

Ho presentato perciò un Ordine del Giorno che è stato approvato in data 14 luglio 2020”, affinché la Giunta stanzi adeguate risorse economiche per la tutela delle zone agricole dai danni derivati dall’esondazione. Inoltre nel documento approvato chiedo che venga istituito un tavolo tecnico per la programmazione puntuale degli interventi di messa in sicurezza degli argini, della rete idrica e delle aree agricole circostanti il fiume Mignone.

Si passi ora velocemente ai fatti.

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lunedì 6 luglio 2020

Sia riconosciuta la fibromialgia e sostenuto chi ne è colpito

fibromialgia Donna di spalle con dolore alla spalla

La fibromialgia è una sindrome caratterizzata da dolore muscolo scheletrico cronico oltre a disturbi del sonno, disfunzioni cognitive, affaticamento, e alterazioni umorali che possono compromettere la qualità della vita di chi ne è affetto. Colpisce circa 2,5 milioni di italiani, in prevalenza le donne senza fare particolari distinzioni d’età.

Per quel che riguarda le cause dell’insorgere della malattia molte sono note ma molte altre restando ancora da definire. Quel che si sa per certo è che la fibromialgia determina una prevalenza di dolori del sistema muscolo scheletrico e che il paziente ha una storia clinica di dolore cronico su tutto il corpo: cefalea, fatica cronica, colon irritabile e altri.

La fibromialgia negli altri paesi

La fibromialgia è una malattia a tutti gli effetti nei sistemi sanitari di molti paesi, l’OMS l’ha riconosciuta come tale nel 1992 come anche gran parte dei paesi europei tra i quali, però, il nostro paese non figura. Nella UE sono 14 milioni le persone che soffrono della sindrome fibromialgica e nel 2008 il Parlamento europeo auspicava una strategia comune a tutti i paesi membri onde agevolarne diagnosi e trattamento.
Purtroppo nonostante i passi avanti della scienza, ad oggi, nessun farmaco ha ottenuto l’autorizzazione quale rimedio per tale malattia anche a causa delle controversie scientifiche che ancora sussistono fra medici.

Ormai esistono criteri consolidati per definire la severità della malattia e l’educazione sia del personale sanitario che dei pazienti può determinare una migliore gestione delle risorse disponibili e minori spese per quei pazienti sottoposti a terapie non efficienti. Altra cosa di non poco conto, i lavoratori affetti da tale patologia devono poter usufruire di permessi di astensione dal lavoro oltre che essere dispensati dal pagamento dei ticket per esami e/o farmaci.

La mozione

Ho presentato perciò una mozione al presidente della Regione e alla Giunta chiedendo di istituire un tavolo tecnico-politico per creare centri specializzati nella diagnosi e nel trattamento, dare l’avvio e ad assicurare sul territorio regionale cura e continuità terapeutica ai pazienti oltre a sviluppare un percorso clinico-gestionale attraverso l’interconnessione delle reti reumatologiche e di terapia del dolore.

La mozione è stata approvata all’unanimità nella seduta del Consiglio del 25 giugno scorso con una riformulazione che amplia quanto da me proposto, ma che in sostanza ne recepisce in toto il contenuto.

Nel documento, inoltre, auspico che la Regione si attivi presso la Conferenza delle Regioni e la conferenza Stato-Regioni affinché la fibromialgia venga riconosciuta come malattia a tutti gli effetti, venga inserita tra i Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.) e i molti cittadini affetti da questa patologia possano avere il sostegno che è loro necessario.

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martedì 23 giugno 2020

Cimice asiatica: grave pericolo per la nostra agricoltura

cimice asiatica Un noccioleto con la scritta tuteliamo la nostra economia

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto infestante in grado di colpire oltre 300 tipi di pianta ed è altamente prolifica arrivando a deporre le uova almeno due volte l’anno con 300/400 esemplari per volta.

Il Decreto del Ministero dell’ambiente del 2 aprile 2020 che stabilisce, tra gli altri, i criteri per l’immissione in natura di specie non autoctone e la circolare prot. 4502 del 29 aprile 2020 del Ministero delle politiche agricole che emana disposizioni applicative per il ristoro dei danni causati dalla cimice asiatica sono gli ultimi atti del Governo che forniscono gli strumenti per contrastare anche questa piaga biologica.

La nostra precedente interrogazione

Nel 2018 avevamo già interrogato a tale proposito l’assessore competente (Interrogazione 88 del 17 luglio 2018). Questi ci aveva risposto affermando che in quella data il Servizio Fitosanitario Regionale (SFR) non aveva ancora evidenza della presenza dell’insetto, che il monitoraggio si sarebbe basato su una rete di siti di rilevazione con impiego di trappole al feromone e che a causa della mancanza di personale SFR si sarebbero coinvolte tutte quelle organizzazioni e personalità professionali che avevano dato la loro disponibilità a collaborare.

Purtroppo dall’anno scorso la cimice asiatica è stata rilevata più volte e, attualmente, visti i numerosi incontri con gli agricoltori sul territorio, specialmente in provincia di Viterbo sono state riportate numerose segnalazioni della presenza dell’insetto infestante soprattutto nei noccioleti con relativo rischio di gravi danni ai raccolti e quindi all’economia della zona.

Inserire una specie antagonista

Vista la normativa sopracitata, quindi, mi auguro che la regione si attivi per avviare la lotta biologica già praticata da altre regioni, quali ad esempio l’Emilia Romagna, attraverso la vespa samurai (Trissolcus Japonicus) che risulta essere la specie più adatta a combattere la cimice asiatica. Questo metodo naturale sarebbe auspicabile per evitare gli effetti dannosi su salute umana e ambiente dei pesticidi sempre più utilizzati per preservare le coltivazioni da attacchi come quelli portati dal micidiale insetto.

Stante la grave situazione palesatasi attraverso i feedback ricevuti dagli agricoltori abbiamo nuovamente depositato una interrogazione per chiedere quale sia lo stato dei monitoraggi e delle collaborazioni annunciate nella risposta alla nostra precedente interrogazione, quali siano le iniziative che la regione intende mettere in atto per monitorare la specie in questione e le azioni che intende intraprendere per contrastarne la diffusione onde prevenire situazioni emergenziali e tutelare l’economia della regione, vista anche la recente normativa nazionale. Speriamo di ricevere risposta e che le azioni concrete siano già in cantiere.

mercoledì 17 giugno 2020

Lago di Vico: preoccupano l’ecosistema e la qualità delle acque

qualità delle acque Lago i vico segnale di non potabilità dell'acqua

La qualità delle acque del Lago di Vico è inadatta al consumo umano tanto che sono in vigore ordinanze di non potabilità, l’ASL di Viterbo vi rileva sostanza pericolose alla salute e L’ISDE lancia l’allarme chiedendo, tra l’altro, che siano trovate fonti di approvvigionamento alternative. A tutto ciò si aggiunga l’aggravamento della procedura di infrazione che l’Unione europea ha aperto nel 2014.

I cittadini di Caprarola e Ronciglione non possono bere l’acqua del rubinetto causa la grave situazione di degrado della qualità delle acque del Lago di Vico e la inadeguatezza dei sistemi di potabilizzazione, cosa che va avanti da oltre un decennio.
A seguito delle analisi effettuate nel 2018 e 2019 (risultati ASL prot. 6433 e prot. 6435) l’ASL di Viterbo ha confermato quanto scritto già nel 2009 e cioè che l’acqua del lago non è completamente sicura per l’uso umano.

Le ordinanze

Più specificamente sono ancora in vigore a Caprarola l’ordinanza di non potabilità 92 del 28.12.2012, e a Ronciglione la 11 del 19.01.2015 e la 135 del 25.07.2017. L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE) nel febbraio 2020 ha segnalato alle istituzioni la situazione chiedendo, tra le altre, che si trovassero fonti alternative di approvvigionamento idrico, l’abolizione dell’uso di fitofarmaci all’intorno del Lago oltre ad approfonditi e costanti controlli degli sversamenti nel Lago medesimo.

L’ISDE non avendo mai ricevuto risposta da parte delle istituzioni dopo la segnalazione inviata, ha presentato, in data 12.05.2020, un esposto al Ministero dell’Ambiente esprimendo grave preoccupazione (comunicato stampa dell’ISDE). In risposta, la Direzione generale per la Sicurezza del suolo e dell’acqua del Ministero, verificata la situazione, ha chiesto alla Regione, alla Provincia e ai comuni di Caprarola e Ronciglione oltre che all’Arpa Lazio di fornire urgentemente informazioni aggiornate e soprattutto quali misure intendano adottare.

La procedura di infrazione europea

La situazione è seria e si inserisce nel contesto della procedura di infrazione 2014/2125 che l’Europa ha avviato nei confronti del nostro paese proprio in merito alla qualità dell’acqua destinata al consumo umano sancita dalla direttiva 98/83/CE. La questione si è ulteriormente aggravata tanto che il 24.01.2019 la commissione Europea ha inviato una “lettera di messa in mora” concedendo allo stato un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni (ex art 258 TFUE).

Ho presentato una interrogazione al Presidente della Regione e al competente Assessore per sapere se siano a conoscenza della non potabilità delle acque del Lago di Vico e dell’inadeguatezza dei relativi sistemi di potabilizzazione. Inoltre ho chiesto quali siano le misure che la Regione intende adottare in primis per la salute dei cittadini ma anche per evitare che l’Europa ci sanzioni economicamente, cosa della quale il nostro paese non ha assolutamente bisogno.

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lunedì 15 giugno 2020

(P)Orto Sicuro: perplessità sul bando con click day

click day mano su tablet e cesto di frutta e verdura

(P)Orto Sicuro è un Avviso pubblico della Regione Lazio che concede finanziamenti a fondo perduto alla filiera agricola per quei progetti che prevedono la consegna a domicilio dei prodotti agroalimentari.

Ne avevamo già parlato qualche tempo fa nell’articolo “sosteniamo l’e-commerce in agricoltura”, quando avevamo richiesto che fossero aumentati i fondi a disposizione per far fronte alle numerose domande pervenute.

Il bando ARSIAL

L’avviso con i requisiti e la modulistica da compilare è stato pubblicato sul sito dell’ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel Lazio) il giorno 14 aprile 2020.
Il termine perentorio per la presentazione delle domande per la concessione del contributo scadeva alle “12.00 del decimo giorno successivo alla pubblicazione del bando”. Tale termine ovviamente determinava anche l’apertura della procedura fissandola contestualmente alla pubblicazione.

Nel bando stesso, all’art. 6 si stabilisce che: “Le proposte classificate ammissibili sulla base della coerenza con le finalità del bando, saranno finanziate in odine di protocollo di arrivo della domanda tramite pec, fino ad esaurimento dei fondi previsti dal bando stesso”.
Implicitamente quindi si prevede l’assegnazione a chi, tra gli idonei, è risultato più veloce nella presentazione (click day).

La graduatoria

Alcune domande, come si evince dalla graduatoria scaricabile dall’apposita pagina sul sito dell’ARSIAL, sono state presentate in un lasso di tempo molto breve rispetto alla pubblicazione del bando (ossia a partire dalle 9.38 del 14 aprile 2020).

Di fatto il bando consiste in un click day non comunicato preventivamente ai soggetti destinatari compromettendo così la loro presenza in graduatoria. Si inficia così di fatto uno dei presupposti di base che ogni bando pubblico dovrebbe avere e cioè la parità di trattamento fra i partecipanti. Se si selezionano gli assegnatari tramite tale procedura è imprescindibile che i soggetti interessati siano a conoscenza del termine di apertura della selezione con un certo margine di anticipo.

Quest’ultimo, però, è inesistente se si fa coincidere l’avvio della presentazione delle domande con la pubblicazione del bando come è avvenuto in questo caso.

Ho presentato perciò una interrogazione al Presidente della Giunta, del Consiglio e all’assessore competente per sapere se non ritengano di approfondire la vicenda, se intendano procedere in via di autotutela accogliendo i dubbi sulla legittimità della procedura espressi dagli operatori del settore ed infine se ritengano consone le modalità utilizzate anche considerando il grave contesto emergenziale che stiamo vivendo.

venerdì 12 giugno 2020

Superare il divario digitale anche nei piccoli comuni e nelle aree rurali

divario digitale campagna con un laptop e schermo no connection

Divario digitale: mai come ora queste parole sono risuonate chiare nella loro drammaticità e ci si è resi conto della necessità di adeguate infrastrutture che permettano l’accesso al web e ai servizi che la rete Internet offre; le istituzioni hanno il dovere perciò di fare la loro parte.

Rispondo all’appello lanciato da alcuni Sindaci di comuni di zone montane e rurali che si sono trovati pressoché isolati per mancanza di connessione durante la recente quarantena. L’emergenza covid-19, infatti, ha reso evidente quanto importante sia avere un accesso alla rete internet e ai suoi servizi per il lavoro e la produttività, certamente per lo svago, ma anche per lo studio e per poter comunicare con la pubblica amministrazione.
Questo divario digitale, si rende molto più evidente nei piccoli comuni e nelle zone rurali nelle quali, spesso e volentieri, è impossibile fare una telefonata, figuriamoci poi accedere a Internet con lo smartphone.

Il diritto alla cittadinanza digitale è ormai argomento di discussione da anni ed è consacrato dalla Nazioni Unite alla stessa stregua dei diritti fondamentali dell’uomo. Anche la nostra magistratura si pronuncia in modo univoco sull’effettività ed esigibilità di questo “nuovo” diritto.

Accesso alla banda larga, il coordinamento di tutte quelle iniziative politiche ed istituzionali atte a garantire la copertura del servizio mobile da parte degli operatori di telefonia, la programmazione di misure di sostegno economico alle famiglie e alle imprese per affrontare i costi, oltre che tempi certi di realizzazione delle necessarie infrastrutture sono le richieste che ho presentato in una mozione indirizzata al Presidente della regione Lazio e alla Giunta regionale.

Il divario digitale è un ostacolo allo sviluppo del territorio e le azioni messe in campo per superarlo sono urgenti e improcrastinabili.
Spero che il suggerimento possa essere accolto e si possa lavorare assieme per migliorare la qualità della vita dei cittadini che passa anche per un accesso alla rete efficiente e veloce.

lunedì 11 maggio 2020

La regione sostenga i comuni costieri per la fruizione delle spiagge libere.

Una delle spiagge libere di Tarquinia

Alle soglie della stagione estiva, c’è necessità di fare chiarezza sulla fruizione delle spiagge libere che, quest’anno come mai prima, rappresentano una vera e propria “valvola di sfogo sociale”.

Le spiagge libere e in concessione, sono tutte uguali e vanno rese fruibili. Com’è noto l’emergenza Covid-19 ha peggiorato la situazione economica di molte famiglie e per questo sarà necessario prevedere delle modalità di utilizzo sicure ed ecosostenibili anche delle spiagge libere. In Regione si sono svolti diversi incontri tra l’Assessore alle attività produttive e i sindaci dei comuni costieri e mi auguro si arrivi presto alla definizione di modalità di fruizione comune per comune.

Un tronco sulla spiaggia libera di Tarquinia
la spiaggia di Tarquinia

La Regione deve fare la sua parte garantendo il sostegno economico ai comuni per quanto attiene la sorveglianza, la pulizia e un’adeguata campagna informativa sull’utilizzo dei tratti di demanio libero da concessioni.

Non è accettabile ipotizzare la chiusura delle spiagge libere se non si è in grado di garantire il loro corretto utilizzo. Se così fosse ci troveremmo davanti ad un arretramento del diritto di fruire di un bene prezioso come il demanio costiero da parte delle fasce sociali più deboli. Ciò sarebbe, a mio parere, assai grave all’interno di un contesto di drammatica crisi economica come quello attuale.

È proprio per agevolare la fruizione del mare da parte delle famiglie che il M5S ha già avuto modo di chiedere che vengano messe in atto iniziative per favorire gli spostamenti verso le coste quali, ad esempio, agevolazioni tariffarie e incremento delle corse domenicali del Co.tra.L..

sabato 9 maggio 2020

Illegittime le nomine dei direttori di Parchi e aree protette

panorama del lago di Vico con scritta illegittime le nomine dei direttori dei parchi e aree protette

Sono illegittime le nomine dei direttori di Parchi e aree protette: sono stati nominati senza essere scelti, come Legge imporrebbe, da una terna di candidati.

La nomina dei direttori dei Parchi regionali non può essere certo ascritta quale atto di ordinaria amministrazione né urgente ed indifferibile, come invece indicato nei decreti di nomina. Qui si parla, infatti, di nomine apicali di importanti enti collegati alla Regione Lazio e perciò non è possibile che ne sia investito direttamente il Presidente del Consiglio Direttivo dell’ente.

La Legge regionale 29/1997 è molto chiara in materia e stabilisce che il Direttore debba essere scelto dal Presidente della Giunta regionale all’interno di una rosa di 3 candidati in possesso dei requisiti richiesti ed iscritti in uno specifico elenco. In subordine la scelta dei tre può avvenire tra soggetti inseriti in un apposito albo che devono essere proposti uno dal Presidente del Consiglio Direttivo e gli altri due dal Consiglio Direttivo medesimo. A mio parere quindi, sono illegittime le nomine dei direttori di Parchi e aree protette perché non sono avvenute seguendo questo iter; ho sollecitato perciò in tal senso il Presidente della Regione e l’Assessore competente in una apposita interrogazione che ho recentemente presentato.

Ho chiesto se si intenda procedere alla revoca dei decreti presidenziali e quale sia, al momento attuale, lo stato della costituzione dei vari consigli direttivi degli enti la maggioranza dei quali non è ancora stata istituita.

Abbiamo bisogno senz’altro di persone competenti nelle posizioni di vertice di questi importanti enti ma parimenti la loro nomina deve avvenire per competenza e non usando i parchi come “poltronifici”.

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giovedì 30 aprile 2020

Una proposta: sosteniamo l’e-commerce in agricoltura

sosteniamo l’e-commerce in agricoltura

In questo momento di emergenza straordinaria che stiamo vivendo, bisogna pensare a misure nuove a sostegno delle piccole e medie imprese guardando al mercato che verrà: una di queste può essere proprio quella del sostegno all’e-commerce in agricoltura.


È chiaro che la pandemia non finirà nei prossimi mesi ma dovremo convivere a lungo con questo virus e anche il mondo imprenditoriale agricolo dovrà adeguarsi alle rinnovate esigenze di mercato che stanno già seguendo i mutamenti di vita sociale e i provvedimenti per il contenimento dell’epidemia.

Le misure di convivenza e limitazione condizioneranno le nostre vite ancora a lungo e avranno l’effetto di stravolgere gran parte del mercato di vendita e commercializzazione dei prodotti agricoli finora basato sui mercati rionali, sulla vendita diretta, sulla grande distribuzione e sul canale Ho.Re.Ca. (Hotellerie Restaurant & Catering settore cioè che include per la maggior parte piccole e micro imprese che si occupano di ristorazione, catering, alberghi ecc.).

Pronti ad affrontare il futuro

Per questo è inevitabile ed urgente ripensare alle modalità di commercio e vendita sfruttando questa crisi sanitaria per accelerare processi di innovazione in parte già avviati anche nel mondo agricolo.

Il mercato di ora e di domani, costretto dal distanziamento sociale, convergerà necessariamente verso forme di vendita on-line, e-commerce e consegna a domicilio più sicure sia per gli operatori che per i consumatori.  La partita del rinnovamento per le imprese agricole si gioca in queste settimane e va sostenuta con fondi pubblici.

tastiera nera con il tasto add to cart (e-commerce in agricoltura)

Questi ultimi vanno diretti a sostenere l’aggregazione delle imprese affinché sia possibile realizzare economie di scala nell’e-commerce in agricoltura, nella spedizione o consegna a domicilio. Più imprese insieme, infatti, meglio sostengono costi del marketing on line, raccolta di ordini, magazzino e spedizione o consegna della merce.

Questa dell’innovazione, del commercio on line e della consegna a domicilio è una partita importantissima. Le aziende agricole piccole e medie del nostro territorio devono perciò farsi trovare pronte e iniziare a ragionare e valutare metodi, mezzi e costi al fine di non trovarsi impreparate e in ritardo rispetto agli altri.

(P)orto sicuro: siano aumentati i fondi

La regione Lazio ha pubblicato il bando “(P)orto sicuro” che va nella direzione di sostenere l’e-commerce, le spese di trasporto e la consegna a domicilio dei prodotti agricoli per un finanziamento complessivo di 250.000 euro: 10.000 a progetto. Finora sono arrivate oltre 400 domande, ben oltre il finanziamento disponibile.

Chiedo all’Assessore Onorati di aumentare i fondi a disposizione per arrivare a dare sostegno al maggior numero di imprese che stanno raccogliendo la sfida dell’innovazione e della valorizzazione delle eccellenze agroalimentari del Lazio.

Portare il cibo fresco e a km zero dentro le case rappresenta un’evoluzione importante delle modalità di vendita dettata dalle rigide disposizioni sanitarie imposte dal Covid-19 e va colta in maniera propositiva e operativa. Trasformiamo perciò questa emergenza in una occasione e sosteniamo l’e-commerce in agricoltura.