giovedì 23 maggio 2019

Proposta di legge per vincolo di tutela dei Monti Ernici




Ho depositato una proposta di legge per proporre l’ampliamento dell’area protetta “Parco regionale Naturale dei Monti Simbruini” con l’adiacente area dei Monti Ernici, per tutelare non solo i preziosi e incontaminati ambienti montani e fluviali situati nell’area orientale della provincia di Frosinone, ma soprattutto per preservare i pochi esemplari di orso marsicano (50 in tutto) ivi a rischio di estinzione.

La giunta Zingaretti non ha mai voluto stabilire un vincolo di protezione dell’area, anche se la regione avrebbe dovuto farlo essendo obbligata da precise direttive comunitarie, dall’adesione al piano nazionale di tutela da parte delle due regioni confinanti con il Parco, Abruzzo e Molise, e persino dalle stesse delibere di giunta portate avanti negli anni dalla stessa amministrazione Zingaretti. Tutta l’area dei Monti Simbruini ed Ernici, inoltre, è stata dichiarata unitariamente come Z.P.S., ovvero zona di protezione speciale, e la sua mancata tutela comporterebbe la violazione gli articoli della direttiva europea “Habitat” 92/43/CEE del 21 maggio 1992.

L’esigenza di proteggere l’area ha proprio lo scopo di conservare e proteggere l’habitat dell’orso, che deve a sua volta essere tutelato. A questa proposta di legge siamo giunti grazie ad un lavoro dal basso, con un continuo confronto con le associazioni ambientaliste che chiedevano da anni alla regione di adoperarsi in tal senso. Verremo ascoltati?

martedì 14 maggio 2019

PSR: quale lo stato dei pagamenti?




Seguo da tempo il bando per i fondi destinati all'agricoltura biologica della nostra regione in quanto lo ritengo un settore strategico fondamentale per la tutela della salute e della biodiversità del Lazio. Un settore che necessita di sostegno economico costante al fine di garantire i necessari interventi ed investimenti ai nostri agricoltori.

Per questo ho chiesto un aggiornamento sullo stato dei pagamenti da parte della Regione Lazio della misura 11 in relazione alla programmazione 2014/2020. Sono state presentate domande di sostegno per complessivamente 45.422.924 euro a partire dal primo bando pubblicato nel 2015.

Nel dettaglio, risultano liquidati 925.588 euro per l’annualità 2015 pari al 50.7% dei pagamenti ammissibili, 2.737.670 euro per l’annualità 2016 pari al 55.3% dei pagamenti ammissibili, 8.480.243 euro per l’annualità 2017 pari al 55.3% dei pagamenti ammissibili, 3.535.226 euro per l’annualità 2018 pari al 15% dei pagamenti ammissibili.
In sintesi la misura risulta erogata per un 34,5 % degli importi richiesti e giudicati liquidabili.

Ora, da tutto questo si evince che nonostante il dichiarato interesse della Regione per l’agricoltura biologica c’è ancora molto da lavorare per riuscire ad evadere in tempi celeri e certi le quote dei fondi europei destinate all'agricoltura, così importanti per garantire investimenti ed occupazione in un settore strategico per la nostra economia regionale.

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giovedì 9 maggio 2019

La sindaca senza Stato




Riporto l'editoriale di Marco Travaglio pubblicato oggi 9 maggio 2019 su Il Fatto Quotidiano


Siccome siamo in Italia, tutti si domandano se sia il caso di impedire ai fascisti (di Casa Pound e non solo) di fare cose lecite, tipo aprire una casa editrice, pubblicare un libro di Salvini, allestire uno stand al Salone di Torino. 

Intanto i fascisti (di Casa Pound e non solo) continuano indisturbati e impuniti a fare cose illecite: tipo occupare un palazzo del Demanio da 15 anni in via Napoleone III a Roma. O scatenare rivolte, gazzarre e spedizioni punitive contro rom e migranti. E ora addirittura assediare e minacciare (“Troia, ti stupro”, “Vi vogliamo vedere tutti impiccati”, “Bruciamoli vivi”) per tre giorni una famiglia di nomadi bosniaci – madre, padre e due bimbi – “colpevoli” di aver preso possesso di una casa popolare a Casal Bruciato, regolarmente assegnata dal Comune in base alle leggi vigenti: un bando di Alemanno (!) del 2012. 

E ieri circondare e insultare Virginia Raggi, con epiteti di cui i più gentili sono “mafiosa” e “schifosa”, per aver osato portare la solidarietà del Comune a quegli sventurati e affermare il loro sacrosanto diritto a un alloggio popolare legalmente ottenuto. Con la sindaca, che li ha invitati a resistere alla paura e alla tentazione di tornare nei campi, c’erano i vigili urbani che li sfamano durante l’assedio, nonché il direttore e i volontari Caritas, e il vescovo Gianpiero Palmieri. Che ha dichiarato, anche lui fra gli insulti: “È una brava famiglia che lavora, persone oneste. Se neanche una famiglia così riesce a essere integrata, non si sa come si può fare. Prima di arrivare dicevano di voler dare una festa con tutto il condominio, ma il primo giorno nella nuova casa i bambini l’hanno passato abbracciati in un angolo”. “Questa famiglia – ha tentato di spiegare la sindaca, fra urli, improperi e minacce – risulta legittima assegnataria di un alloggio. Ha diritto di entrare e la legge si rispetta. 

Siamo andati a conoscerli e sono terrorizzati. Abbiamo avuto modo di farli conoscere ad alcuni condòmini. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non è questa una società in cui si può continuare a vivere”. 

I media continuano a spacciare il tutto come “guerra tra poveri”. Ma questa è una guerra fra legalità e sopruso, fra chi rispetta le regole e chi vuole sostituirle con la legge del più forte. 

E il nuovo prefetto Gerarda Pantalone dovrebbe spiegare perché quei due bimbi coi loro genitori devono vivere questo inferno. Perché il presidio eversivo sotto casa non viene sciolto dalle forze dell’ordine. Perché manipoli di trogloditi senza capelli e senza cervello possono terrorizzare impunemente quei cittadini onesti. 

Già, perché quei rom non c’entrano nulla con altri dediti a furti, accattonaggi e sfruttamenti di minori (tutti reati da perseguire). In quale Paese, in quale capitale d’Europa, sarebbe consentito a orde di facinorosi di intimidire una sindaca, un vescovo, volontari, sindacalisti impegnati sul diritto alla casa, aizzare all’odio e alla violenza interi quartieri senza che arrivi qualcuno in divisa a disperderli con le buone o le cattive e ad accompagnare in guardina chi commette reati? Non in nome dell’antifascismo, ma dello Stato. Che ha un Codice penale. Che, con buona pace di Salvini, vale dappertutto e per tutti. 

Di Maio si è infuriato con la sindaca, che gli avrebbe rovinato la vittoria sul caso Siri a 18 giorni dal voto, dando modo a Salvini di riattaccare la solita solfa sui rom. Ma questo è il momento dei segnali forti, e quello dato ieri dalla Raggi deve rendere orgogliosi i romani e il M5S: come quello dell’altra sindaca Chiara Appendino che, col plauso di Di Maio, ha denunciato insieme al governatore Chiamparino l’editore di Casa Pound per apologia del fascismo. 

A Roma il ricollocamento dei rom sul territorio risponde a una scelta della giunta – superare i campi – che non solo è sacrosanta, ma pure imposta dall’Ue che ha condannato l’Italia per violazione delle norme che proibiscono i centri di raccolta su base etnica. Anche se Veltroni li chiamava “Villaggi della solidarietà” e Alemanno “Villaggi attrezzati”. La famiglia di Casal Bruciato viene da 20 anni nella baraccopoli della Barbuta e ha accettato la proposta del Comune, che però fatica a ricollocare gli altri 500 rom nei quartieri per il sistematico sabotaggio fasciorazzista, che fa leva sul disagio dei residenti. Questi, abbandonati dalle istituzioni dalla notte dei tempi, hanno ragione di diffidare, anche alla luce delle molte situazioni di illegalità e degrado di cui si macchiano molti rom. Ma andrebbero aiutati a capire che i nomadi sono in gran parte italiani o comunitari, dunque non esistono soluzioni per farli sparire dalla loro vista: se nessuno vuole i ghetti incontrollabili, l’unica alternativa sono i ricollocamenti a piccoli nuclei, per rendere meno traumatico l’impatto sociale. E una repressione severa e costante dei reati: dei rom che delinquono e degli anti-rom che pescano nel torbido. 

La Raggi ci ha messo la faccia, e a caro prezzo, come già con gli abbattimenti delle case abusive del clan nomade Casamonica. E accanto a lei avrebbe dovuto avere il ministro dell’Interno. 

Ma Salvini ha sempre di peggio da fare che occuparsi del suo dovere d’ufficio: molto meglio sbraitare “basta rom”, senza indicare uno straccio di soluzione praticabile. Nella speranza di far dimenticare il suo predecessore e compagno di partito Bobo Maroni, che dal Viminale finanziava, su richiesta di Alemanno, i campi nomadi con 30 milioni l’anno, per la gioia di Mafia Capitale. 

Dunque la prossima volta, accanto ai rom onesti e alla sindaca che difende i principi di legalità e di umanità contro il sopruso e il razzismo, dovrebbe esserci Di Maio. Anche a costo di perdere qualche voto. 

La legalità e l’umanità sono molto più importanti di qualsiasi elezione e di qualunque sondaggio.

martedì 7 maggio 2019

Tirendiconto(.it)? Ad oggi ho restituito 232.199,36 euro





Come forse molti sanno ogni portavoce del Movimento 5 stelle eletto in Parlamento o nelle Regioni si decurta lo stipendio restituendo l’eccedenza ai cittadini. Gli importi delle restituzioni e la loro destinazione possono essere monitorati sul sito tirendiconto.it appositamente creato.

È utile ricordare, per quanto ci riguarda, che lo stipendio del consigliere regionale è costituito da indennità e diaria. Questa è destinata a coprire le spese inerenti l’attività politica sul territorio che ogni consigliere debitamente rendiconta. Lo stipendio di ogni consigliere regionale del Movimento 5 stelle è, quindi, di 5000 euro lordi mensili cui si sommano le spese documentate di cui abbiamo detto poc’anzi.

Quanto raccolto tramite le eccedenze degli stipendi è stato in parte destinato (750.000 euro) ad un fondo creato di concerto con la Regione Lazio a garanzia di mutui chirografari o prestiti personali a tasso agevolato rivolti principalmente a piccole realtà imprenditoriali e famiglie che devono affrontare spese mediche per i propri familiari affetti da gravi patologie. Si è instaurato perciò una sorta di circolo virtuoso perché mano a mano che i prestiti venivano restituiti, le somme “liberate” andavano a garanzia di nuove richieste consentendo altri finanziamenti e perciò il rinnovo del bando. Abbiamo poi donato 200.000 euro ai comuni di Accumuli e Amatrice quale aiuto per i danni occorsi durante il sisma che li ha colpiti e altri 120.000 euro sono stati impiegati per acquistare delle Lavagne Interattive Multimediali per le scuole del Lazio. Come si evince poi dal sito tirendiconto.it, alla data odierna, poco più di 600.000 euro sono disponibili e deve ancora essere decisa la loro destinazione.

Ad oggi, nella mia qualità di consigliere regionale, ho restituito 232.199,36 euro e ogni mese una parte del mio stipendio a cui rinuncio va ad accumularsi nel fondo che verrà usato per realizzare progetti destinati alla comunità. Sono orgogliosa di rappresentare l'unica forza politica dove gli eletti sono concretamente vicini ai cittadini donando una parte dei loro stipendi.

venerdì 3 maggio 2019

Carenza di requisiti per la Direttrice ASL di Viterbo?




C’è legittimità per la nomina del nuovo direttore generale all’ASL di Viterbo oppure no?

Ho depositato a tale proposito, assieme ai colleghi Loreto Marcelli e Davide Barillari, un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al governatore della Regione Lazio Zingaretti e all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Nel documento chiediamo che venga verificata la sussistenza dei requisiti della dottoressa Daniela Donetti nominata Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Viterbo.

Già direttrice amministrativa e ora promossa alla direzione generale, Donetti risulta carente dei requisiti per l’accesso alla Direzione di struttura complessa, quale la ASL, ovvero un’esperienza almeno quinquennale di direzione di struttura complessa.

È un requisito aggiuntivo che la Regione ha ritenuto indispensabile al momento della pubblicazione del bando pubblico per l’individuazione del professionista. Sembra perciò oltremodo strano che una caratteristica specificamente richiesta nel bando non sia stata debitamente e scrupolosamente controllata.

La nomina che riguarda la dottoressa Donetti peraltro è già stata oggetto di proroga tanto che, già al tempo in cui fu decisa, destò non poche perplessità. In quella circostanza infatti, il direttore generale dell’ASL di Viterbo si era ritrovata in tale posizione apicale non avendo vinto un concorso pubblico contrariamente alla maggioranza dei suoi sottoposti.

Nutriamo perciò forti dubbi sulla legittimità di questa nomina e riteniamo opportuno che queste criticità vengano chiarite ed eventualmente che la nomina stessa venga riconsiderata.

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