giovedì 28 febbraio 2019

Quando verranno stipulate le convenzioni antincendio 2019?





Piano piano la bella stagione si avvicina; le temperature si faranno più miti e aumenteranno fino ad arrivare all’estate durante il quale ci lamenteremo per il caldo.
Il caldo estivo non è solo un problema di percezione fisica per gli esseri umani ma anche un pericolo mortale per animali e boschi e visto l’avvinarsi del secco e del bel tempo torneranno tristemente alla ribalta delle cronache gli incendi boschivi con le loro nefaste conseguenze.

Mi sono perciò premurata di inviare una richiesta di informazioni all'agenzia di protezione civile per sollecitare la tempestiva sottoscrizione delle convenzioni antincendio boschivo per l'anno 2019.

Secondo quanto stabilito dalla normativa in materia e cioè la L.R. 39/2002, la stagione più a rischio per gli incendi ha inizio il 15 giugno e termine il 30 settembre.
Ogni anno la Regione sottoscrive le convenzioni AIB (antincendio boschivo) con i vigili del fuoco proprio in prossimità dell'inizio della stagione più pericolosa (nel 2018, la determina G07946 del 21/06/2018) generando incertezza operativa ed organizzativa sul territorio.

Nel corso della discussione sul bilancio, è stato approvato l'ordine del giorno n. 277 di cui sono prima firmataria, che impegna la Giunta a sottoscrivere tempestivamente le convenzioni AIB per l'anno 2019. Queste risorse regionali sono fondamentali per contrastare una vera e propria piaga, spesso dolosa, che divora annualmente migliaia di ettari di patrimonio boschivo, mette a rischio la vita delle persone e provoca la morte della fauna meno mobile e più indifesa.
Pare però che il concetto di “tempestivamente” sia alquanto labile e qualora le convenzioni non venissero stipulate per tempo sarebbe assodato che non ha lo stesso significato per l’uomo comune e per la Giunta Zingaretti.

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mercoledì 27 febbraio 2019

Maggior trasparenza nei rapporti con l'UE



  
Oggi è stata approvata in aula la Proposta di Legge 93 che ha per oggetto le iniziative regionali per la pubblicità degli atti in materia europea e che andrebbe a modificare la L.R. n.1 del 9 maggio 2015.        
La proposta è frutto di un proficuo lavoro in II commissione all’interno della quale sono state condivise la maggior parte delle proposte emendative.
Il filo conduttore delle modifiche approvate è costituito essenzialmente da tre elementi:

1.    rilancio delle azioni propositive nell’ambito delle politiche europee ed in generale una più attiva partecipazione del Consiglio regionale al dialogo politico con il Parlamento sulle politiche europee;
2.    maggiore e più attiva partecipazione del Consiglio regionale in entrambe le fasi, ascendente e discendente, del diritto europeo;
3.    ripresa della piena collaborazione interistituzionale tra Giunta e Consiglio regionale.

Le attività previste dalla legge possono diventare infatti un elemento essenziale della vita politica del Consiglio. La suddetta legge regionale prevede infatti meccanismi di attività politica e collaborazione che costituiscono una grande opportunità, contribuendo in maniera incisiva alla fase ascendente del diritto europeo, i cui provvedimenti, seppur destinati agli Stati membri, riguardano in prima istanza le realtà locali e le regioni stesse.

È pure fondamentale il rilancio della collaborazione interistituzionale tra Giunta e Consiglio, anche per il tramite della commissione, in modo tale che tutti i soggetti istituzionali abbiano gli strumenti per partecipare potendo monitorare le politiche, le strategie, la programmazione, le attività, le risultanze dei procedimenti, le misure adottate per prevenire o porre fine alle procedure UE di infrazione aperte che coinvolgono la Regione Lazio, le quali comportano un pesante aggravio alle finanze regionali, e in definitiva alle tasche dei cittadini.

A tal fine sono stati approvati due miei ordini del giorno (gli unici due proposti a testimonianza del grande interesse verso questo argomento!) tesi ad aumentare la divulgazione e l’informazione sui temi riguardanti le attività e le iniziative della Unione Europea:
il primo impegna la Giunta alla creazione di una piattaforma o pagina web dedicata all'informativa sulle procedure di consultazione pubblica delle proposte di atti o regolamenti dell'Unione Europea;
il secondo impegna la Giunta alla creazione di una piattaforma o pagina web dedicata che consenta ai cittadini di verificare e conoscere l'andamento delle procedure di precontenzioso attraverso il sistema UE Pilot che è un meccanismo istituito tra Commissione europea e Stati membri per lo scambio di informazioni e la risoluzione di problemi in tema di applicazione del diritto dell’Unione europea o di conformità della legislazione nazionale alla normativa UE, concepito per la fase antecedente all’apertura formale della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia che coinvolgono la Regione Lazio.

Spiace constatare che, vista l’assenza di emendamenti o proposte, le altre forze politiche si disinteressino all’argomento che è, a mio parere, comunque importante per garantire la massima trasparenza e partecipazione al cittadino elettore e contribuente.



venerdì 22 febbraio 2019

250 ettari per un nuovo parco fotovoltaico a Tuscania





La Tuscia rischia una nuova pesante servitù energetica che potrebbe far sparire 250 ettari di terreno destinato alla coltivazione. Per questo ho presentato un’interrogazione in Regione per comprendere quali scelte si intendano portare avanti rispetto al consumo di suolo agricolo.

È questa infatti l’entità in termini di superficie del progetto presentato dalla società DCS S.r.l. che intende realizzare nel comune di Tuscania in località Pian di Vico un impianto fotovoltaico di taglia industriale che ha ricevuto recentemente la valutazione positiva di compatibilità ambientale (VIA) da parte della Regione Lazio.
Quello che maggiormente mi preoccupa è proprio il consumo di suolo agricolo tenuto conto che nel nostro paese si stima si perdano ogni giorno 15 ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata), pari a 2 metri quadrati, ogni secondo. Se ci fermiamo un attimo a pensare è una cifra allarmante che incide pesantemente sulla nostra salute, sulla conservazione del paesaggio, sulla difesa del suolo e sul nostro tessuto sociale ed economico.

Questo progetto rappresenta l’ennesima sottrazione di terreni vocati all’agricoltura a vantaggio di impianti industriali per la produzione di energia di cui le nostre zone non hanno certamente bisogno. La provincia di Viterbo infatti, pur essendo la penultima nel Lazio per consumi energetici, è pesantemente impattata da servitù a favore di impianti per la produzione di energia. Ricordo la presenza della centrale Enel “Alessandro Volta” e il secondo parco fotovoltaico più grande d’Europa che occupa ben 283 ettari a Montalto di castro, il parco eolico di Piansano e per finire la centrale Enel TVN a carbone di Civitavecchia che ha anche pesanti ricadute inquinanti sul territorio circostante.

L’economia della Tuscia è prevalentemente agricola e l’aumento dei posti di lavoro nelle imprese agricole negli ultimi anni testimonia la tenuta di questo settore a fronte della crisi economica che ha colpito in maniera più o meno pesante tutti gli altri.
Sono perciò convinta che il futuro del nostro territorio sia legato alle produzioni agricole di qualità, alla loro valorizzazione, all’enogastronomia e al turismo che di conseguenza ne può derivare.
Per quanto attiene invece la produzione di energia credo che le aziende agricole dotate di piccoli impianti per la produzione di energia rinnovabile possano fare la loro parte in maniera ecosostenibile.
È mia convinzione perciò che la Regione debba impegnarsi ulteriormente a sostegno dell’agricoltura e delle imprese agricole piuttosto che cedere a progetti industriali dall’impatto devastante.

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mercoledì 20 febbraio 2019

Biogas a Tarquinia: presentato progetto identico a uno già bocciato.



Ho depositato un’interrogazione urgente sulla nuova istanza di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) presentata dalla Pellicano S.r.l. per la realizzazione di un impianto di compostaggio con sistema aerobico finalizzato alla produzione di biogas in località Olivastro a Tarquinia.

Un progetto identico era stato rigettato dalla Regione Lazio con rilascio di AIA negativa in data 13 agosto 2018 (Determina G10396) e per questo trovo inammissibile la procedura adottata da parte dell’Ing. Tosini della Direzione Regionale “Politiche Ambientali e ciclo dei rifiuti”.
Nella conferenza di servizi tenutasi in data 30 gennaio 2019 infatti, il direttore competente ha affermato che la recente procedura AIA abbia avuto esito negativo perché sia la provincia che l’ARPA non si erano potute esprimere in quanto erano mancanti le integrazioni documentali richieste al Consorzio Pellicano, l’allora proponente il progetto ora tramutatosi in Pellicano S.r.l.

Contrariamente a quanto affermato dall’ing. Tosini esaminando gli atti ho potuto constatare come la domanda sia stata rigettata perché c’è stata prevalenza di pareri negativi da parte delle amministrazioni interessate al procedimento.

Si legge infatti nella Determinazione regionale del 13 agosto 2018 a pagina 14: “valutate le specifiche risultanze della conferenza, nonché tenuto conto delle posizioni prevalenti acquisite nel corso del procedimento, connesse cioè all’importanza degli interessi qualificati ovvero sensibili tutelati da ciascuna amministrazione, stante i pareri negativi, ovvero con valenza negativa, resi.
L’elenco dei pareri negativi di cui parla la Determinazione è lungo. Tra questi quello del Sindaco di Tarquinia e quello dell’ARPA Lazio; mentre è stato espresso parere di improcedibilità da parte della provincia e della ASL di Viterbo (V. pag. 4 Determina G10396).
Le motivazioni dei dinieghi sono chiaramente espresse e tra questi vorrei sottolineare quello della ASL di Viterbo che dichiara la presenza di abitazioni ad una distanza inferiore ai 300 metri dall’impianto progettato, circostanza questa ribadita anche nella recente Conferenza di servizi dal comune di Tarquinia.
Perciò mi chiedo come sia possibile che il proponente il progetto sostenga che ciò non sia vero.  Delle due o l’una o l’altra: o la ASL e il comune sbagliano oppure il sistema metrico usato dalla Pellicano S.r.l. è diverso da quello usato dagli enti pubblici che si sono espressi negativamente.

Aggiungo inoltre, come se già non bastasse, che il sito individuato dal progetto è palesemente in contrasto con le prescrizioni del PTPR in merito al Sistema dei Paesaggi Agrari. Ricordo infatti che l’area è classificata come “Paesaggio agrario di valore”. Su questo tipo di aree è vietata infatti sia la realizzazione di nuove strutture industriali sia gli ampliamenti superiori al 20% proprio per la necessità di tutelare il paesaggio agrario mediante la conservazione, la valorizzazione dell’uso agricolo e di quello produttivo compatibile. 

Resto un po’confusa, dalla schizofrenia che si palesa nell’ammissibilità di un simile procedura tenuto conto che il progetto presentato per la nuova istanza autorizzativa è identico al precedente. Per questo voglio che risponda direttamente l’assessore interessato in sede di Consiglio regionale.
Non mi fermerò di fronte ad una battaglia che porto avanti da anni per la tutela della salute delle nostre comunità e delle aree agricole che rischiano di scomparire proprio a causa di impianti industriali per la produzione di energia come questo.

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martedì 19 febbraio 2019

Il depuratore del lago di Bolsena ancora non funziona e si sversa nel fiume




Ho svolta stamani insieme a Rosita Cicoria, consigliere comunale del M5S, e all’Ing. Igino Simoncini, un nuovo sopralluogo alle stazioni di sollevamento dell’anello di depurazione circumlacuale di Bolsena allo scopo di verificare lo stato di avanzamento dei lavori di adeguamento degli impianti. Questi sono stati finanziati dalla regione Lazio tramite un bando di gara dell’importo di 1.620.000 euro nel dicembre 2015, e nonostante l’aggiudicazione definitiva sia avvenuta a luglio 2017, ho constatato come poco siano progrediti i lavori di adeguamento di questo importante sistema di depurazione.

Ad oggi l’impianto di depurazione situato nel comune di Marta non è in funzione con conseguente grave compromissione della qualità delle acque del fiume Marta nel quale vengono sversate costantemente acque reflue raccolte dall’impianto circumlacuale a servizio del lago di Bolsena.
Nel tempo una serie di rotture successive e il mancato finanziamento degli interventi di manutenzione hanno causato il degrado totale di tutta la struttura tanto che, attualmente, l’acqua reflua viene sottoposta solo ad una blanda decantazione senza nessun intervento meccanico-biologico di abbattimento del carico inquinante. Come si può immaginare, il sito dove le acque, uscendo dall’impianto, incontrano il fiume Marta è permeato da un odore nauseabondo e oggi le acque stesse erano particolarmente ricche di schiuma.

 


Abbiamo inoltre visitato diverse stazioni di sollevamento nella zona tra le quali la n. 20, 15 e 12.
La n. 20 è l’ultima prima dell’ingresso delle acque reflue nell’impianto di depurazione: qui abbiamo verificato l’assenza dei quadri elettrici e l’allaccio provvisorio della nuova pompa. Essendo questa l’ultima stazione dell’anello circumlacuale, per garantire il funzionamento ottimale l’impianto avrebbe dovuto prevedere almeno 3 pompe, secondo il parere dei tecnici Cobalb presenti, mentre nel progetto di adeguamento ne è stata inserita solamente una.
Nella stazione 15 invece funziona un’unica pompa che è stata recentemente riparata in quanto quella nuova non è mai stata installata. Il quadro elettrico nuovo è collegato ma non funziona e le pompe vengono così monitorate manualmente tramite un galleggiante.
Infine nella stazione 12 abbiamo visto la nuova pompa semplicemente adagiata a terra perché essendoci della sabbia nel pozzetto non è mai entrata in funzione; c’è il nuovo quadro elettrico ma i collegamenti al sistema di pompaggio delle acque non sono funzionanti.



Il quadro emerso è sconfortante e mi chiedo: ma è possibile che nessuno si sia mai accorto di questa situazione? Chi è deputato al controllo, perché non lo ha fatto?

Nonostante le somme stanziate, i lavori iniziati e parte dei fondi spesi dalla regione Lazio, ad oggi il sistema di depurazione a servizio del Lago di Bolsena e del fiume Marta non solo non è adeguato, ma risulta addirittura inefficace con gravissime conseguenze sulla qualità delle acque sia del fiume Marta che di quelle costiere in cui esso sfocia.
Purtroppo alla vigilia della nuova stagione turistica posso solo constatare con rammarico, ma anche con rabbia e disappunto, che nonostante esposti, denunce e ispezioni effettuate sia dalla sottoscritta che dal consigliere comunale di Montefiascone praticamente nulla è stato fatto per la tutela del prezioso bacino lacustre, del fiume Marta e di conseguenza per tutelarne l’economia e il turismo.

Se qualcuno pensa che questa sorta di muro di gomma mi porti a mollare, si sbaglia di grosso; ho intenzione infatti di denunciare alla Commissione Europea l’inquinamento del lago, del fiume e del mare auspicando che il rischio di procedure d’infrazione faccia saltare, e ben forte, sulle poltrone chi finora ha dormito.


mercoledì 13 febbraio 2019

La GdF sequestra beni per oltre 180mila euro




Apprendiamo oggi da alcuni organi di stampa che la Guardia di Finanza di Tarquinia ha eseguito dei sequestri di beni per oltre 180mila euro nei confronti di persone i cui nomi non sono stati resi noti che, pare, il condizionale è d’obbligo, si siano appropriati di denaro appartenente alle società Mastarna srl e Fondazione Vulci, in toto partecipate dal Comune di Montalto, usandoli per i propri scopi personali.

Ancora una volta assistiamo a fatti gravissimi nei quali sembrerebbero implicati esponenti delle istituzioni che potrebbero essersi appropriati illecitamente di fondi pubblici. Sempre secondo quanto si legge sui giornali, “i responsabili dell’Ente locale e delle entità giuridiche partecipate dovranno ora rispondere del delitto di peculato di cui all’art. 314 del codice penale” che prevede la reclusione da quattro a dieci anni di carcere.

Qualora le notizie fossero confermate e si giungesse poi alla condanna in sede processuale dei responsabili, si palesa un grande danno per i cittadini e per i preziosi beni archeologici e naturalistici che la Fondazione di Vulci intendeva gestire: fatti gravissimi sui quali mi auguro la magistratura faccia presto luce.

martedì 12 febbraio 2019

Erosione costiera: nulla di fatto; la Regione rimanda.






Nulla di fatto sulle risorse a difesa della costa di Tarquinia da parte della Regione Lazio.

Si è svolta ieri pomeriggio la commissione consiliare sul tema dell’erosione costiera alla presenza dell’assessore Alessandri. Scarsissimi fondi e tempi incerti per intervenire sulle tante emergenze tra le quali il Porto Clementino manufatto di epoca romana che viene lentamente ma inesorabilmente inghiottito dal mare, la spiaggia delle Saline anch’essa preda quotidiana dell’acqua marina.
Purtroppo nonostante da anni sia noto lo stato critico in cui si trovano alcuni beni costantemente minacciati dall’azione del mare, l’assessore non prende impegni precisi ma rimanda ogni azione ai contenuti del Piano di Tutela della costa che però ancora non esiste. Proprio in questi giorni la Giunta affiderà l’incarico della sua redazione ed è facile intuire che i tempi affinchè entri in vigore saranno senz’altro lunghi. Il mare intanto continua la sua lenta opera e non aspetta rispettosamente e pazientemente i tempi della Giunta Zingaretti.

Intendiamoci, il Piano è sicuramente uno strumento importante per programmare le azioni in maniera coerente e coordinata su tutta la costa laziale evitando interventi a spot spesso più dannosi del non fare nulla proprio per la mancata pianificazione su grande scala spaziale. L’impegno di 100.000 euro in tre anni destinati al comune di Tarquinia, mi delude considerando che con questa modalità non si potranno mettere in cantiere interventi risolutivi.
Zingaretti e la sua maggioranza sono anni che promettono impegni concreti per la difesa della costa, ma ciò che vedo invece è scarso interesse per un bene comune che rischia di scomparire compromettendo storia ed economia del nostro territorio.


mercoledì 6 febbraio 2019

Consorzi di bonifica: i debiti di uno spalmati su tutti?



Ho depositato un’interrogazione per conoscere le intenzioni della Giunta in merito al processo di fusione dei Consorzi di Bonifica “Tevere Agro Romano”, Pratica di mare” e “Maremma Etrusca” alla luce di quanto esposto nella DG n. 21572 del 18/12/2018 e della grave situazione finanziaria in cui versa il Consorzio “Tevere Agro Romano”, dissesto che rischia di pesare sui consorzi con cui avverrà la fusione.

Il 7 febbraio prossimo infatti si riunirà la Commissione Agricoltura e Ambiente per decidere il rinnovo delle nomine a commissario straordinario dei consorzi di bonifica “Tevere e Agro romano”, “Pratica di Mare”, “Maremma Etrusca”, “Val di Paglia” e “Bonifica reatina”.
Proprio con la delibera summenzionata la Giunta intende dare un’accelerata, che non stento a definire  preoccupante e confusa, al processo di fusione dei consorzi; processo che si trova in stand-by dall’approvazione della L.R. 12/2016 che tracciava proprio il percorso di riordino di tali enti.
Nell’atto di Giunta si legge di come la gestione commissariale abbia rilevato problematiche e situazioni molto diversificate che richiedono tempi e soluzioni differenti per ciascuna area territoriale. La situazione è tale, sempre secondo l’atto, da non consentire contemporaneamente la conclusione del processo di riordino e afferma al contempo, in maniera evidentemente contraddittoria, come sia invece possibile procedere al completamento del processo di fusione per l’istituzione del Consorzio del “Litorale Nord”.
Va bene che ultimamente la lingua italiana pare non sia più così gettonata, ma delle due cose o l’una o l’altra!

Mi chiedo inoltre come sia possibile tratteggiare percorsi così differenti per i processi di fusione e come mai non si tenga conto del grave debito, definito strutturale e complicato da risolvere dallo stesso commissario, accumulato in anni di incuria e negligenza dal consorzio del “Tevere Agro Romano” e che ammonta a circa 32 milioni di euro.

Appare perciò incomprensibile il percorso paventato dalla Giunta. Come si dice, a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, e quindi potrebbe essere che si pensi di risolvere la situazione debitoria attraverso la fusione e la distribuzione del debito su tutti i consorziati penalizzando così, di fatto, gli enti maggiormente virtuosi. Visto che pare si fermi il processo per alcuni consorzi mentre non è così per altri, mi auguro che si proceda con la stessa attenzione per tutti i territori. Attendiamo un chiarimento.

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martedì 5 febbraio 2019

Rifiuti: Zingaretti solo intenti in pratica si ampliano le discariche





Oggi 5 febbraio 2019 si discute di gestione rifiuti in Consiglio Regionale. Argomento importante e molto dibattuto non solo in questo periodo sui media. Si tratta delle Linee Guida per la redazione de Piano Rifiuti 2019 – 2025 che inizierà la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) nei prossimi giorni.  Dopo la fase di VAS il documento approderà in consiglio per la sua approvazione.

Il testo è pieno di intenti ma non sappiamo come questi si tradurranno sul territorio. Condividiamo totalmente lo stop alla termovalorizzazione ed alle discariche, obbligo peraltro previsto dalle direttive UE (Direttiva 200898CE) checché ne dicano sulle testate nazionali politici e giornalisti poco informati. Manca però nel piano presentato tutta la declinazione di tali principi sul territorio. Finora abbiamo assistito ai danni prodotti dalla gestione privata del sistema rifiuti che con grandi e piccoli impianti hanno reso, in pratica, la Pubblica Amministrazione dipendente da essi potendo così giocare al rialzo sulle tariffe.

Questa dichiarazione d’intenti non si traduce in fatti visto che proprio il 21 dicembre 2018, la Regione Lazio ha autorizzato l’ampliamento della discarica di rifiuti non pericolosi in località “Le Fornaci” per un totale di ben 660.000 tonnellate. Si stima possa essere sufficiente per altri 8 anni continuando a ricevere rifiuti sia dalla provincia di Rieti sia da quella di Roma.
Una servitù gravosa per un territorio così piccolo, scarsamente popolato e con quantitativi limitati di rifiuti.

Al di là dello scontro politico e delle differenti vedute, mi chiedo cosa sia stato fatto dalla Giunta Zingaretti in questi 6 anni di governo e dove siano le alternative all’attuale gestione. Quali sono state le proposte del PD in questi anni in cui ha governato il Lazio?
Se nei prossimi mesi ci troveremo in emergenza rifiuti, come peraltro messo nero su bianco nel documento presentato dalla maggioranza, sarà per la mancata programmazione e pianificazione di questa amministrazione. Mi auguro che in fase di emergenza la discarica di Viterbo non diventi il contenitore di nuove realtà territoriali.
Vorrei capire quali soluzioni si intendono mettere in campo nei territori fuori della provincia di Roma. La capitale è un unicum nel Lazio e rende il Lazio un unicum tra le regioni italiane.

Rilevo tante contraddizioni nell’operato di questa Giunta, nel documento e nelle affermazioni dell’assessore. Si fanno tante dichiarazioni d’intenti che stridono pesantemente con i fatti. A parole cioè si dice di voler andare verso una gestione pubblica dell’impiantistica mentre nei fatti gli uffici continuano ad affidare e autorizzare la gestione dei rifiuti ai privati. Si continua bellamente ad autorizzare il privato con atti autoritativi che andranno in scadenza nel 2020.

La provincia di Viterbo ha una capacità impiantistica di trattamento dell’organico più che sufficiente per ciò che produce, anzi dai dati si evince come vi sia una quantità impiantistica eccedente. Allora perché si continuano ad avviare procedure autorizzative per trattare l’organico? A cosa serve questo documento e quando si tradurrà in realtà, in pianificazione e programmazione?
Trovo questo consiglio l’ennesima vetrina per Zingaretti in volata verso il congresso del PD e questi atti sono solo delle carte da giocare in vista della tornata elettorale interna al partito.

Infine concludo con una breve analisi su quelli che sono i fattori escludenti la localizzazione degli impianti di trattamento rifiuti. Ebbene credo che questa aula, questo consiglio si debba interrogare su quali siano i luoghi in cui si propone di realizzare tali impianti. Vengo da un’area agricola ed è fondamentale che il suolo agrario venga tutelato dalla realizzazione o ampliamento di qualsivoglia impianto di trattamento/smaltimento di rifiuti e non credo debba sottolineare il perché.
Le aree agricole produttive, importanti per la conservazione del paesaggio rurale, vanno perciò tutelate e conservate. Mi riferisco ai territori classificati come sistema dei paesaggi agrari dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR); paesaggi agrari che sono di rilevante valore e che non possono né devono diventare luoghi destinati a realizzare impianti industriali di trattamento dei rifiuti.
Secondo il M5S, una strategia corretta e sostenibile dei rifiuti si basa sulle 5 R (Riduzione, Riuso, Riciclo, Raccolta, Recupero).
Infine, la materia organica ottenuta con la raccolta differenziata va trattata attraverso il compostaggio aerobico in impianti di piccola taglia e diffusi sul territorio e tutto dovrebbe essere basato su piccole aziende agricole invece che su grandi “prenditori” di rendite anche allo scopo, non di poco conto, di evitare il trasferimento dei rifiuti lontano dai luoghi di produzione, che può rivelarsi potenzialmente molto inquinante.

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lunedì 4 febbraio 2019

Stop alle nomine illegittime nell'Asl di Viterbo




 

Il caso riguarda l'incarico di Direttore sostituto della U.O.C. Servizio di Igiene e Sanità Pubblica affidato tramite un avviso interno invece che con un regolare concorso pubblico come previsto norme vigenti (art. 15 e 15 ter del D.lgs 502/92 e il DPR 484 del 10/12/1997). Non solo, tale incarico è stato assegnato dalla Asl con questa modalità nel 2016 e nel 2018, sempre alla stessa persona, in ulteriore contrasto anche con il relativo Contratto Nazionale del Lavoro, in base al quale la sostituzione di un dirigente per cessazione del rapporto di lavoro è consentita per il tempo strettamente necessario ad espletare le procedure concorsuali. In tal caso può durare sei mesi, prorogabili fino a dodici". 

Lo denuncia la consigliera regionale M5S del Lazio, Silvia Blasi, che anticipa al riguardo un'interrogazione rivolta alla Giunta Zingaretti. "Non vorrei che si usassero certi escamotage amministrativi per elargire favori a soggetti solo perché vicini ad un certo entourage politico, visto che chi ha ricoperto questo ruolo nell'Asl è stato candidato per il PD alle recenti elezioni amministrative a Viterbo. Chiedo che l'assessore regionale alla Sanità, D'Amato, intraprenda tutte le azioni amministrative necessarie per indire un concorso pubblico e impedire al contempo l’efficacia dell’avviso interno. - incalza Blasi - 

È necessario invertire la rotta nell'assegnazione di incarichi nell'ASL di Viterbo e non intendo retrocedere di un millimetro su questa questione. 
Mi riservo pertanto di valutare l'opportunità di ricorrere ad un esposto all’ANAC e alla Procura. 

Zingaretti è da sei anni commissario della sanità nel Lazio e ciò che ha fatto è chiudere presidi nelle province, ridurre i posti letto e affidare incarichi illegittimi: meglio che si rassegni a lasciare il posto invece che accanirsi con inopportuni ricorsi alla Consulta contro il Dl Fiscale che gli impedisce di ricoprire contemporaneamente il ruolo di governatore regionale e quello di Commissario alla Sanità del Lazio.

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