lunedì 28 gennaio 2019

A proposito della riconversione del PPI di Montefiascone e Ronciglione





A proposito della riconversione del PPI (Punto di Primo Intervento) di Montefiascone e Ronciglione facciamo subito chiarezza per dissipare ogni dubbio: ogni decisione va imputata all’attuale Commissario della Sanità del Lazio Nicola Zingaretti, che, per il ruolo che ricopre, ha pieni poteri sull’organizzazione dei servizi sanitari, sulle nomine dei direttori, sulle assunzioni di personale e sulle gare del CUP.
Detto questo è facile comprendere come anche i direttori generali diventano meri esecutori di una politica dei tagli che fa tutto in funzione del rientro dal disavanzo sanitario.

La regione Lazio è infatti commissariata per gli abnormi debiti contratti nel settore della sanità dai quali inspiegabilmente sembra che i vari presidenti di regione compreso quello attuale non riescano o non vogliano rientrare. In questa situazione è doveroso ricordare che la regione perde una parte del fondo sanitario nazionale che va a incidere inesorabilmente sulle risorse per i servizi fondamentali che dovrebbero venire erogati ai cittadini.

Il Governo ha recentemente emanato all'interno del Decreto fiscale (Decreto Legge 119/2018 convertito con modificazioni dalla L. 136 del 17.12.2018 pubblicato in G.U. Serie Generale 293 del 18.12.2018), una norma che vieta ai presidenti delle regioni di essere anche commissari della sanità (art.25 septies commi 2 e 3). A questa norma, guarda un po’, si stanno opponendo proprio Nicola Zingaretti e Vincenzo De Luca cioè i presidenti delle 2 regioni maggiormente indebitate a livello di sanità che vogliono rimandare la decisione in Conferenza Stato Regioni.
Zingaretti ha fatto del rientro dal commissariamento della Regione Lazio un vero e proprio cavallo di battaglia nella sua recente campagna elettorale promettendolo entro il 31 dicembre 2018. Siamo a gennaio 2019, Zingaretti è ancora commissario straordinario, nulla è cambiato e anzi, pare, molto è peggiorato tanto che in provincia di Viterbo ci troviamo con una sanità depotenziata e ridotta ai minimi termini.

Nel viterbese manca l’assistenza sanitaria di base e questo è evidente dagli accessi impropri ai pronto soccorso cioè i codici bianco e verde, che rappresentano circa il 70% degli accessi nei PS dell’ospedale Belcolle a Viterbo, a Tarquinia, a Civita Castellana e Acquapendente per l’anno 2016 (fonte piano strategico ASL VT 2017/2019). Le liste di attesa per le visite specialistiche sono una criticità mai risolta ed affrontata, solo per citare un esempio. Di fatto questa situazione porta a una separazione dei cittadini in pazienti di serie A e di serie B; cioè porta a una distinzione tra chi può permettersi di pagare una prestazione privata e chi no e deve attendere periodi anche molto lunghi per una diagnosi.

I dati della ASL di Viterbo, dipingono una situazione al collasso soprattutto per quanto attiene le liste di attesa per prestazioni sanitarie inerenti alcune specialità quali chirurgia vascolare (> 6 mesi), neurologia E.M.G. (> 5 mesi), gastroenterologia (> 1 anno), Radiologia (> 1 anno), tanto per citarne alcune (Vedi a pagina 29 del piano strategico ASL VT 2017/2019).
Ciò che manca quindi è la rete di assistenza territoriale e la presa in carico del paziente da parte della medicina di base che preferisce spedire i propri pazienti verso esami diagnostici costosi e ripetuti. Il paziente diventa così la vera fonte di reddito e sostentamento del servizio sanitario pubblico e privato mentre compie la sua via crucis che lo porta nelle braccia degli specialisti a pagamento (sempre se può permetterselo).

In tutto questo il modello territoriale dei Servizi sanitari è di fondamentale importanza; la realtà ci parla di una mole di atti amministrativi pieni di nobili dichiarazioni di intenti che nella pratica si traducono in contenitori vuoti come le Case della salute inventate da Zingaretti, che però sono praticamente invisibili ai cittadini che manco sanno della loro esistenza e dei servizi che offrono.
Le case della salute, come si può desumere dagli atti aziendali, sono caratterizzate principalmente da funzioni quali medicina di base, assistenza specialistica ambulatoriale, ambulatorio infermieristico, diagnostica strumentale di primo livello, la cui fruibilità di poche ore al giorno è correlata agli accessi impropri ai Pronto Soccorso.

In questo scenario che si potrebbe definire apocalittico, che si fa? Si smantellano i Punti di Primo Intervento di Ronciglione e Montefiascone e si vuole far credere che questo sia un diktat del Governo e non una precisa decisione del Commissario Zingaretti che vuole il risparmio a tutti i costi. Si eliminano cioè due punti di primo intervento senza considerare variabili importanti nella provincia come l’orografia del territorio, la demografia e la densità della popolazione ivi insistente.
In assenza di una appropriata rete territoriale lo scenario che si prospetta non è di certo roseo e potrebbe vedere il Pronto Soccorso dell’ospedale Belcolle al collasso per l’elevato numero di accessi di pazienti costretti a spostarsi in macchina per raggiungere il presidio sanitario.

Tutto questo, lasciatemelo dire, per rientrare a tutti i costi da un debito che non hanno contratto i cittadini ma le politiche scellerate dei partiti con decenni di nomine dirigenziali inutili, appalti e convezioni con privati costosissime, creazioni di posizioni organizzative superflue ed esose.
Intanto Zingaretti beatamente, forte di questi “successi” e di un pubblico di tifosi che lungi dal guardare la realtà dei fatti lo continua a sostenere, corre per diventare Segretario del Partito democratico lasciando dietro a sé cittadini incolpevoli vittime del Servizio sanitario da lui stesso disegnato.


Allegati:









sabato 26 gennaio 2019

Orte Civitavecchia - Il TAR dà ragione agli ambientalisti




L’ordinanza del TAR relativa al ricorso firmato dalle associazioni ambientaliste contro la Presidenza del Consiglio e contro Anas in cui si chiedeva l’annullamento del provvedimento di compatibilità ambientale del tracciato verde della SS675 tratto Monteromano – SS1 Aurelia, che veniva localizzato nella Valle del Mignone, ristabilisce finalmente un principio di prevalenza della tutela dell’ambiente e del paesaggio sulla questione dell’interesse pubblico troppo spesso invocato quando si tratta di realizzare le infrastrutture.

Nell’ambito della procedura di approvazione del progetto preliminare, appare ancora più evidente come il consenso al tracciato verde espresso dalla Regione Lazio a guida PD sia stato un mero parere politico che non ha voluto tenere conto delle tante criticità ambientali, come i pesanti impatti sulla Rete Natura 2000, istituita dalla UE proprio per proteggere la biodiversità, pur essendo l’ente competente per la gestione dei SIC (Siti di interesse comunitario) e ZPS (Zona di protezione speciale). Questo provvedimento, a mio parere, sancisce infine le mancanze del nostro paese nella attuazione dei principi stabiliti dalla Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) ed Uccelli per la cui effettiva applicazione si necessita dell’intervento della Corte UE.

Come anche correttamente espresso dalle associazioni promotrici, la decisione del TAR, che rinvia proprio alla corte Europea dubbi e domande sorte sulla decisione inerenti la scelta del cosiddetto “tracciato verde”, solleva un’altra importante questione che potrà avere importanti ripercussioni sul futuro. Il Tribunale amministrativo infatti pone il dubbio sul fatto se sia legittimo per un organo come la Presidenza del consiglio dei Ministri ignorare le decisioni o direttive del Ministero dell’ambiente che è la massima autorità in materia ambientale.



venerdì 25 gennaio 2019

Su acqua potabile rischio sanzione Ue altissimo




Chiesta audizione urgente dell'assessore alla Sanità D’Amato e all'Ambiente Onorati

“La commissione europea ha inviato un parere motivato all’Italia per aver disatteso gli obblighi imposti dal diritto comunitario sulla qualità delle acque potabili per la presenza di valori fuori norma di arsenico e fluoruri in particolare in provincia di Viterbo. Pertanto il rischio di procedura d’infrazione è adesso incombente.” Così in una nota i consiglieri regionali M5s del Lazio. “Il programma di interventi finora messo in campo dalla Regione Lazio si dimostra inefficace nonostante gli imponenti investimenti effettuati negli impianti di dearsenificazione, circa 60 milioni di euro per la loro realizzazione e circa 17 milioni di euro per la loro manutenzione. – fa sapere la consigliera regionale 5 stelle, Silvia Blasi -  Tra l’altro è noto come questi impianti abbiano tempi di vita mediamente brevi ed è quindi necessario che la regione inizi ad elaborare una soluzione alternativa, come più volte ho sollecitato alla Giunta nell’ambito della discussione sul Piano di tutela delle Acque regionali.” Continua Blasi: “Le criticità legate alla qualità dell’acqua potabile in provincia di Viterbo sono in parte legate all’origine vulcanica, per quanto riguarda la concentrazione di arsenico e fluoruri, ed in parte all’eccessivo uso di fitofarmaci per quanto attiene alle fonti idropotabili legate al Lago di Vico.  In base all’art. 12 del Dlgs 31/2001, la Regione Lazio ha specifiche responsabilità tra cui gli adempimenti relativi all’inosservanza dei valori di parametro e l’adozione di piani d’intervento. La regione è troppo impegnata in un braccio di ferro fuori o dentro Talete, invece di preoccuparsi della qualità dell’acqua potabile dei cittadini della provincia di Viterbo.” Conclude la consigliera 5 stelle, Silvia Blasi: “Ho inviato immediatamente una richiesta di audizione al’Assessore all’ambiente Enrica Onorati ed all’Assessore alla Sanità  Alessio D’Amato affinché vengano in commissione ad informare dettagliatamente sulla procedura d’infrazione della UE e sulle azioni che intendono intraprendere per scongiurarla”.

sabato 19 gennaio 2019

La Regione inserisca Civitavecchia nel Piano Regionale di risanamento della qualità dell’aria



Il 17 gennaio 2019 si è tenuta la commissione congiunta Sanità ed Ambiente Agricoltura per ascoltare il sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino in merito al mancato inserimento del porto della città nel Rapporto Preliminare propedeutico alla redazione del Piano di risanamento della qualità dell'aria della regione Lazio.

Civitavecchia può essere purtroppo definita un hot spot di inquinamento nella nostra regione dato l'effetto sommatorio di più fonti inquinanti ivi presenti: la centrale a carbone TVN dell'Enel e il traffico portuale, tra l’altro, particolarmente intenso nei mesi estivi. Questi fattori gravano pesantemente sulla salute degli abitanti e sull'ambiente anche dei comuni limitrofi fino ad arrivare, con i loro effetti, ai confini del Lazio. Per fare un esempio, i dati di uno studio scientifico recentemente pubblicato evidenziano come nelle chiocciole terrestri prelevate vicino alla centrale a carbone esista un danno permanente al DNA causato dal bioaccumulo di metalli pesanti.

A livello nazionale, è notizia battuta di recente dall’Ansa, il ministero dell’ambiente si sta muovendo nel senso della decarbonizzazione dei porti dettando le linee guida che le 16 autorità portuali italiane dovranno seguire. È proprio a Civitavecchia che il ministro Sergio Costa infatti ha presentato il documento che prevede: “banchine portuali elettrificate per alimentare dalla rete le navi ormeggiate invece che con i gruppi elettrogeni a gasolio. Depositi di gas naturale nei porti per incentivare la transizione delle navi verso i motori a gas. Mezzi per la movimentazione elettrici o a basso consumo. Efficientamento energetico degli edifici portuali”. Tutto questo quindi a vantaggio della diminuzione dell’inquinamento e del miglioramento della salubrità dell’aria.

Appare perciò anomalo l’aver dimenticato di inserire il porto di Civitavecchia, uno degli hotspot di inquinamento della nostra regione, in un documento che dovrebbe dettare le nuove regole per la qualità dell'aria. Vi è una forte incidenza degli inquinanti prodotti dal traffico portuale che è stata illustrata ieri dal sindaco Cozzolino il quale ha altresì riferito che circa il 75% delle polveri ultra fini (PM 2.5) ed il 50% dell'inquinamento atmosferico provengono dalle attività portuali.

Durante l’audizione inoltre sono stati citati gli esiti degli studi epidemiologici effettuati da ASL RM F e dalla ASL RM E dal titolo "Valutazione Epidemiologica dello stato di salute della popolazione residente nei comuni di Civitavecchia, Allumiere, Tarquinia, Tolfa e Santa Marinella" di febbraio 2012 (scaricabile QUI), e "La salute della popolazione di Roma e del Lazio" di maggio 2016 (scaricabile QUI). In questi documenti si evidenzia che per la città di Civitavecchia, rispetto alle medie regionali, vi è per gli uomini un tasso elevato d mortalità per tumore alla pleura e infezioni acute respiratorie (+26%) e per le donne un elevato tasso di mortalità per tumore al rene (+57%) ed infezioni acute respiratorie (+25%).

È stata approvata all’unanimità quindi in commissione congiunta Sanità e Ambiente, la richiesta del consiglio comunale di Civitavecchia di far inserire nel Piano Regionale di risanamento della qualità dell’aria, misure ed interventi atti a prevenire o limitare le emissioni in atmosfera prodotte dalle navi all’ormeggio nel porto della città.

Come previsto dall’art.113 del regolamento dei lavori del Consiglio regionale, ora la questione sarà presa in considerazione in una seduta del Consiglio regionale, cosa che auspico possa avvenire in tempi brevi vista l’importanza per la salute di tutti i civitavecchiesi.

Allegati:



venerdì 18 gennaio 2019

Silvia Blasi (M5S): su erosione costiera saline di Tarquinia: ottenuto l'impegno della Regione



Ho ottenuto l’impegno dell’Assessore Alessandri a considerare prioritario l’intervento a tutela della spiaggia delle saline di Tarquinia all’interno del redigendo Piano di tutela della costa laziale.
Oggi in consiglio regionale si è parlato di difesa della costa dall’erosione proprio grazie ad un Ordine del giorno di cui sono prima firmataria. Un tema su cui è richiesta un’azione urgente da parte della regione Lazio dato che la maggior parte della nostra costa sta scomparendo.

Il centro di monitoraggio GIZC che fa capo alla Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative della Regione Lazio stima una perdita complessiva di 140 ettari secondo il rapporto inserito nel Programma delle Attività 2016-2018. In particolare il cordone sabbioso che separa la riserva naturale delle saline di Tarquinia dal mare si sta assottigliando sempre di più, anno dopo anno raggiungendo spesso pochi metri in alcuni punti e mettendo conseguentemente a rischio l’equilibrio ecologico di un ambiente salmastro unico e prezioso per la sosta dell’avifauna migratoria in transito lungo la nostra penisola.

Le saline di Tarquinia sono una delle ultime zone umide della costa tirrenica riconosciute come Sito di Interesse comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) dalla Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) e dalla direttiva uccelli ed inserite nella Convenzione di Ramsar e non possiamo permetterci di perdere questo habitat prioritario a livello europeo. Sono fermamente convinta che l’intervento della Regione sia urgente e continuerò a battermi affinché vengano trovate al più presto le risorse per affrontare le criticità.

Allegati:



martedì 15 gennaio 2019

Si mantengano gli impegni finanziari per il Parco di Vulci




Mi sono impegnata concretamente sull’importante tema del parco archeologico di Vulci anche con un ordine del giorno di cui sono prima firmataria che è stato approvato in consiglio venerdì 11 gennaio.   
Con questo documento ho ottenuto l’impegno della Regione a sostenere la Fondazione Vulci.

La Regione Lazio per tramite dell’assessore al bilancio Alessandra Sartore ha dichiarato, infatti, che prenderà in carico la richiesta e procederà ad attivare il tavolo tecnico istituito nel 2017 al fine di trovare una soluzione, previa intesa col Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, in ordine al sostegno finanziario straordinario.
Come è intuitivo, la tutela del nostro patrimonio archeologico e la sua fruizione sono volani fondamentali per il turismo e l’economia di ogni regione; continuerò pertanto a seguire questa questione sollecitando la Regione a mantenere gli impegni intrapresi nell’ambito della convenzione siglata nel 1999 che prevede tra l’altro, all’allegato 6, proprio il sostegno finanziario periodico al Parco Archeologico di Vulci.


Allegati:
O.d.G. D24 / 423
Convenzione 12 maggio 2008 (prosegue la convenzione 12 luglio 1999 n. 690)

lunedì 14 gennaio 2019

Depuratore di Civita Castellana: la Regione dice di volerlo, ora passi ai fatti!



La Giunta regionale si è impegnata a portare a compimento le opere di collettamento del polo depurativo di Civita castellana grazie all’approvazione di un mio Ordine del Giorno.

L’impianto di depurazione Civita Castellana è un’opera incompiuta da anni con pesanti conseguenza ambientali per il mancato trattamento delle acque reflue di parte di Civita Castellana e di alcuni comuni limitrofi. Va infatti ricordato che il polo depurativo in questione prevede delle infrastrutture di collettamento delle acque reflue dei comuni di Fabrica di Roma, Carbognano, Calcata, Castel Sant’Elia, Nepi e Corchiano la cui mancanza ne comporta il mancato trattamento come avevo spiegato in un mio precedente articolo.

Nel bilancio recentemente approvato la Giunta aveva respinto un mio emendamento teso a dirottare risorse per il completamento del polo depurativo.

Con l’approvazione di questo atto  oggi in Consiglio ho ottenuto l’impegno della Regione Lazio a completare le azioni già delineate ai fini dell’attuazione del progetto complessivo riferentesi alla Delibera di Giunta n. 635 del 30 settembre 2014 su questo tema.
Nonostante le opere di collettamento previste dall’accordo di Programma di cui alla Delibera summenzionata prevedessero le relative coperture finanziarie seguirò da vicino l’evolversi della vicenda affinché vengano stanziati i fondi previsti.

Allegati:

domenica 13 gennaio 2019

A Tarquinia 590.000 euro per l’edilizia scolastica


Arriveranno a Tarquinia i fondi per l’edilizia scolastica stanziati recentemente dal Governo per realizzare l’intervento sul padiglione Nardi della scuola elementare. Per la precisione 590.000 euro arriveranno dal fondo ministeriale a cui il comune di Tarquinia può attingere per tramite della Regione Lazio che ha curato l’istruttoria della pratica. 

Appena sono venuta a conoscenza dell’inagibilità di gran parte del complesso “C. e M. Nardi” mi sono attivata in regione segnalando sia all’Assessore ai lavori pubblici sia agli uffici tecnici la situazione emergenziale che si era venuta a creare a Tarquinia. Mi auguro si possa procedere celermente con i lavori di ripristino presso il padiglione Nardi allo scopo di ridurre il più possibile l’inevitabile disagio per i bambini e le loro famiglie. 

Come si evince dai giornali ma anche osservando ciò che accade attorno a noi, la questione della sicurezza degli edifici scolastici è seria, di certo non risolvibile in un batter d’occhio ma va senz’altro riconosciuto l’impegno del Governo a sbloccare risorse in tal senso.

martedì 8 gennaio 2019

M5S, depositata proposta legge per abolizione vitalizi




Presentata in Regione Lazio la proposta per l’abolizione dei vitalizi da parte dei consiglieri del Movimento 5 stelle con prima firmataria Valentina Corrado.

In una nota i consiglieri del M5S comunicano che ieri 7 gennaio è stata depositata “una proposta di legge per l'abolizione dei vitalizi in erogazione con il conseguente ricalcolo delle pensioni per ex consiglieri, ex assessori ed ex governatori del Lazio sulla base del sistema contributivo vigente per i lavoratori delle Pubbliche amministrazioni".
"Un adeguamento chiesto da tempo - aggiungono - ma oggi ancora più urgente visto che a stabilirlo è la recente legge di Bilancio approvata dal Parlamento, che prevede, in caso di mancato adeguamento, la mancata erogazione del 20% dei trasferimenti da parte dello Stato così come previsto dalla L. 145/18 (art. 1 comma 965). Si tratta di una proposta che presentiamo da ormai sei anni in Regione e ora necessaria per dare attuazione a quanto previsto nella legge di bilancio e restituire normalità a un trattamento previdenziale che a oggi ha tutti i connotati di un trattamento di favore che computa ai fini del vitalizio persino la diaria".

Al di là del dare effettivo corso a quanto promesso in campagna elettorale, a mio parere è un atto doveroso e di equità che “prevede un taglio ai costi della politica a carico del consiglio regionale che, vale la pena ricordare, costa ai cittadini laziali circa 76 milioni di euro di questi circa 16 riguardano proprio la spesa dei vitalizi per gli ex consiglieri regionali".