mercoledì 29 luglio 2020

Gravi responsabilità della Regione Lazio sul completamento della SS 675

Completamento della SS 675 lo svincolo di Monte Roman

Il completamento della SS 675 Orte Civitavecchia subirà ulteriori ritardi.

Di questi possiamo ringraziare certamente anche l’attuale amministrazione regionale guidata da Zingaretti e chi, con lui, ha sempre sostenuto la legittimità del “tracciato verde” (passante per l’incontaminata Valle del Mignone) che è stato appena cassato dall’Europa per contrasto con i principi della “Direttiva Habitat”.

La Corte di Giustizia Europea, con una sentenza storica, ha affermato i principi cardine per la corretta interpretazione delle direttive comunitarie in materia ambientale, sancendo di fatto, nel caso che ci riguarda, l’illegittimità delle procedure autorizzative del progetto preliminare del cosiddetto “tracciato verde.

Gli atti della Regione Lazio

Leggendo gli atti della Regione Lazio, evidentemente favorevole a questo tracciato altamente impattante, si possono agevolmente rinvenire quelli che è possibile definire come dei veri e propri “voli pindarici” per evitare le prescrizioni delle norme comunitarie.

In particolare possiamo analizzare la Relazione Tecnica di Valutazione di Incidenza datata 17 novembre 2016 redatta dalla Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali. In questo documento, a fronte di numerosi rilievi, prescrizioni, profonde carenze progettuali dello Studio d’Incidenza di ANAS identificate e dettagliatamente descritte, impatti non mitigabili su ambienti naturali, flora e fauna, rischio totale di scomparsa di habitat prioritari, l’Amministrazione regionale conclude contraddittoriamente e illogicamente con un parere non negativo, ritenendo possibile la prosecuzione delle successive fasi di progettazione e autorizzazione dell’opera di completamento della SS 675.

L’interpretazione della Direttiva 92/43/CEE

Sotto altro profilo, la Corte di Giustizia ha statuito che la “Direttiva Habitat” dev’essere interpretata nel senso che essa, lascia si agli Stati membri il compito di designare l’autorità competente a valutare l’incidenza di un progetto su una Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ma non consente che una qualsivoglia autorità prosegua o completi tale valutazione, una volta che quest’ultima sia stata realizzata.

Il riferimento in tal senso è chiaramente alla delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1 dicembre 2017, nella parte in cui individua la Regione Lazio come soggetto competente a verificare lo Studio d’Incidenza Ambientale allegato al progetto definitivo dell’opera. La Valutazione di Incidenza però era, all’epoca, già conclusa con parere negativo dell’organo competente e cioè il Ministero dell’Ambiente che si era espresso sul progetto preliminare del “tracciato verde”.

La sentenza della Corte di Giustizia Europea, quindi, ha stabilito che la Regione Lazio non era legittimata a completare o proseguire la valutazione di incidenza dell’opera già espletata dal Ministero dell’Ambiente”.

Sono convinta che dietro questa fantasiosa assegnazione di competenze alla Regione Lazio ci sia una manovra della solita politica, cosa che purtroppo non mi stupisce affatto; tanto poi a farne le spese sono i cittadini vittime dei ritardi che puntualmente, anche questa volta, sono sotto gli occhi di tutti.