martedì 23 giugno 2020

Cimice asiatica: grave pericolo per la nostra agricoltura

cimice asiatica Un noccioleto con la scritta tuteliamo la nostra economia

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto infestante in grado di colpire oltre 300 tipi di pianta ed è altamente prolifica arrivando a deporre le uova almeno due volte l’anno con 300/400 esemplari per volta.

Il Decreto del Ministero dell’ambiente del 2 aprile 2020 che stabilisce, tra gli altri, i criteri per l’immissione in natura di specie non autoctone e la circolare prot. 4502 del 29 aprile 2020 del Ministero delle politiche agricole che emana disposizioni applicative per il ristoro dei danni causati dalla cimice asiatica sono gli ultimi atti del Governo che forniscono gli strumenti per contrastare anche questa piaga biologica.

La nostra precedente interrogazione

Nel 2018 avevamo già interrogato a tale proposito l’assessore competente (Interrogazione 88 del 17 luglio 2018). Questi ci aveva risposto affermando che in quella data il Servizio Fitosanitario Regionale (SFR) non aveva ancora evidenza della presenza dell’insetto, che il monitoraggio si sarebbe basato su una rete di siti di rilevazione con impiego di trappole al feromone e che a causa della mancanza di personale SFR si sarebbero coinvolte tutte quelle organizzazioni e personalità professionali che avevano dato la loro disponibilità a collaborare.

Purtroppo dall’anno scorso la cimice asiatica è stata rilevata più volte e, attualmente, visti i numerosi incontri con gli agricoltori sul territorio, specialmente in provincia di Viterbo sono state riportate numerose segnalazioni della presenza dell’insetto infestante soprattutto nei noccioleti con relativo rischio di gravi danni ai raccolti e quindi all’economia della zona.

Inserire una specie antagonista

Vista la normativa sopracitata, quindi, mi auguro che la regione si attivi per avviare la lotta biologica già praticata da altre regioni, quali ad esempio l’Emilia Romagna, attraverso la vespa samurai (Trissolcus Japonicus) che risulta essere la specie più adatta a combattere la cimice asiatica. Questo metodo naturale sarebbe auspicabile per evitare gli effetti dannosi su salute umana e ambiente dei pesticidi sempre più utilizzati per preservare le coltivazioni da attacchi come quelli portati dal micidiale insetto.

Stante la grave situazione palesatasi attraverso i feedback ricevuti dagli agricoltori abbiamo nuovamente depositato una interrogazione per chiedere quale sia lo stato dei monitoraggi e delle collaborazioni annunciate nella risposta alla nostra precedente interrogazione, quali siano le iniziative che la regione intende mettere in atto per monitorare la specie in questione e le azioni che intende intraprendere per contrastarne la diffusione onde prevenire situazioni emergenziali e tutelare l’economia della regione, vista anche la recente normativa nazionale. Speriamo di ricevere risposta e che le azioni concrete siano già in cantiere.

mercoledì 17 giugno 2020

Lago di Vico: preoccupano l’ecosistema e la qualità delle acque

qualità delle acque Lago i vico segnale di non potabilità dell'acqua

La qualità delle acque del Lago di Vico è inadatta al consumo umano tanto che sono in vigore ordinanze di non potabilità, l’ASL di Viterbo vi rileva sostanza pericolose alla salute e L’ISDE lancia l’allarme chiedendo, tra l’altro, che siano trovate fonti di approvvigionamento alternative. A tutto ciò si aggiunga l’aggravamento della procedura di infrazione che l’Unione europea ha aperto nel 2014.

I cittadini di Caprarola e Ronciglione non possono bere l’acqua del rubinetto causa la grave situazione di degrado della qualità delle acque del Lago di Vico e la inadeguatezza dei sistemi di potabilizzazione, cosa che va avanti da oltre un decennio.
A seguito delle analisi effettuate nel 2018 e 2019 (risultati ASL prot. 6433 e prot. 6435) l’ASL di Viterbo ha confermato quanto scritto già nel 2009 e cioè che l’acqua del lago non è completamente sicura per l’uso umano.

Le ordinanze

Più specificamente sono ancora in vigore a Caprarola l’ordinanza di non potabilità 92 del 28.12.2012, e a Ronciglione la 11 del 19.01.2015 e la 135 del 25.07.2017. L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE) nel febbraio 2020 ha segnalato alle istituzioni la situazione chiedendo, tra le altre, che si trovassero fonti alternative di approvvigionamento idrico, l’abolizione dell’uso di fitofarmaci all’intorno del Lago oltre ad approfonditi e costanti controlli degli sversamenti nel Lago medesimo.

L’ISDE non avendo mai ricevuto risposta da parte delle istituzioni dopo la segnalazione inviata, ha presentato, in data 12.05.2020, un esposto al Ministero dell’Ambiente esprimendo grave preoccupazione (comunicato stampa dell’ISDE). In risposta, la Direzione generale per la Sicurezza del suolo e dell’acqua del Ministero, verificata la situazione, ha chiesto alla Regione, alla Provincia e ai comuni di Caprarola e Ronciglione oltre che all’Arpa Lazio di fornire urgentemente informazioni aggiornate e soprattutto quali misure intendano adottare.

La procedura di infrazione europea

La situazione è seria e si inserisce nel contesto della procedura di infrazione 2014/2125 che l’Europa ha avviato nei confronti del nostro paese proprio in merito alla qualità dell’acqua destinata al consumo umano sancita dalla direttiva 98/83/CE. La questione si è ulteriormente aggravata tanto che il 24.01.2019 la commissione Europea ha inviato una “lettera di messa in mora” concedendo allo stato un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni (ex art 258 TFUE).

Ho presentato una interrogazione al Presidente della Regione e al competente Assessore per sapere se siano a conoscenza della non potabilità delle acque del Lago di Vico e dell’inadeguatezza dei relativi sistemi di potabilizzazione. Inoltre ho chiesto quali siano le misure che la Regione intende adottare in primis per la salute dei cittadini ma anche per evitare che l’Europa ci sanzioni economicamente, cosa della quale il nostro paese non ha assolutamente bisogno.

Allegati:

lunedì 15 giugno 2020

(P)Orto Sicuro: perplessità sul bando con click day

click day mano su tablet e cesto di frutta e verdura

(P)Orto Sicuro è un Avviso pubblico della Regione Lazio che concede finanziamenti a fondo perduto alla filiera agricola per quei progetti che prevedono la consegna a domicilio dei prodotti agroalimentari.

Ne avevamo già parlato qualche tempo fa nell’articolo “sosteniamo l’e-commerce in agricoltura”, quando avevamo richiesto che fossero aumentati i fondi a disposizione per far fronte alle numerose domande pervenute.

Il bando ARSIAL

L’avviso con i requisiti e la modulistica da compilare è stato pubblicato sul sito dell’ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel Lazio) il giorno 14 aprile 2020.
Il termine perentorio per la presentazione delle domande per la concessione del contributo scadeva alle “12.00 del decimo giorno successivo alla pubblicazione del bando”. Tale termine ovviamente determinava anche l’apertura della procedura fissandola contestualmente alla pubblicazione.

Nel bando stesso, all’art. 6 si stabilisce che: “Le proposte classificate ammissibili sulla base della coerenza con le finalità del bando, saranno finanziate in odine di protocollo di arrivo della domanda tramite pec, fino ad esaurimento dei fondi previsti dal bando stesso”.
Implicitamente quindi si prevede l’assegnazione a chi, tra gli idonei, è risultato più veloce nella presentazione (click day).

La graduatoria

Alcune domande, come si evince dalla graduatoria scaricabile dall’apposita pagina sul sito dell’ARSIAL, sono state presentate in un lasso di tempo molto breve rispetto alla pubblicazione del bando (ossia a partire dalle 9.38 del 14 aprile 2020).

Di fatto il bando consiste in un click day non comunicato preventivamente ai soggetti destinatari compromettendo così la loro presenza in graduatoria. Si inficia così di fatto uno dei presupposti di base che ogni bando pubblico dovrebbe avere e cioè la parità di trattamento fra i partecipanti. Se si selezionano gli assegnatari tramite tale procedura è imprescindibile che i soggetti interessati siano a conoscenza del termine di apertura della selezione con un certo margine di anticipo.

Quest’ultimo, però, è inesistente se si fa coincidere l’avvio della presentazione delle domande con la pubblicazione del bando come è avvenuto in questo caso.

Ho presentato perciò una interrogazione al Presidente della Giunta, del Consiglio e all’assessore competente per sapere se non ritengano di approfondire la vicenda, se intendano procedere in via di autotutela accogliendo i dubbi sulla legittimità della procedura espressi dagli operatori del settore ed infine se ritengano consone le modalità utilizzate anche considerando il grave contesto emergenziale che stiamo vivendo.

venerdì 12 giugno 2020

Superare il divario digitale anche nei piccoli comuni e nelle aree rurali

divario digitale campagna con un laptop e schermo no connection

Divario digitale: mai come ora queste parole sono risuonate chiare nella loro drammaticità e ci si è resi conto della necessità di adeguate infrastrutture che permettano l’accesso al web e ai servizi che la rete Internet offre; le istituzioni hanno il dovere perciò di fare la loro parte.

Rispondo all’appello lanciato da alcuni Sindaci di comuni di zone montane e rurali che si sono trovati pressoché isolati per mancanza di connessione durante la recente quarantena. L’emergenza covid-19, infatti, ha reso evidente quanto importante sia avere un accesso alla rete internet e ai suoi servizi per il lavoro e la produttività, certamente per lo svago, ma anche per lo studio e per poter comunicare con la pubblica amministrazione.
Questo divario digitale, si rende molto più evidente nei piccoli comuni e nelle zone rurali nelle quali, spesso e volentieri, è impossibile fare una telefonata, figuriamoci poi accedere a Internet con lo smartphone.

Il diritto alla cittadinanza digitale è ormai argomento di discussione da anni ed è consacrato dalla Nazioni Unite alla stessa stregua dei diritti fondamentali dell’uomo. Anche la nostra magistratura si pronuncia in modo univoco sull’effettività ed esigibilità di questo “nuovo” diritto.

Accesso alla banda larga, il coordinamento di tutte quelle iniziative politiche ed istituzionali atte a garantire la copertura del servizio mobile da parte degli operatori di telefonia, la programmazione di misure di sostegno economico alle famiglie e alle imprese per affrontare i costi, oltre che tempi certi di realizzazione delle necessarie infrastrutture sono le richieste che ho presentato in una mozione indirizzata al Presidente della regione Lazio e alla Giunta regionale.

Il divario digitale è un ostacolo allo sviluppo del territorio e le azioni messe in campo per superarlo sono urgenti e improcrastinabili.
Spero che il suggerimento possa essere accolto e si possa lavorare assieme per migliorare la qualità della vita dei cittadini che passa anche per un accesso alla rete efficiente e veloce.