Il Consiglio di Stato ci dà ragione e respinge gli appelli della Regione Lazio proposti avverso alcune sentenze del TAR.
Il Tribunale Amministrativo aveva statuito, in estrema sintesi, l’illegittimità di alcune nomine dirigenziali e delle modalità con le quali queste erano avvenute nella scorsa consiliatura.
Come gruppo consiliare, avevamo proposto un ricorso (unitamente a quello di altri soggetti) presso le opportune sedi in merito all’assunzione esterna da parte della Regione di dirigenti apicali e di seconda fascia durante la scorsa consiliatura. Siamo, dopo molti anni, giunti a mettere la parola fine di questa questione grazie al Consiglio di Stato che sostanzialmente ha accolto quanto da noi rilevato all’epoca.
Nella sostanza le questioni sollevate riguardavano gli atti con i quali la Regione ha approvato gli avvisi di ricerca di personale esterno per l’affidamento di incarichi di Direzione di aree o Uffici dirigenziali e i relativi provvedimenti di affidamento di tali incarichi.
Le irregolarità riscontrate
Più nel dettaglio si contestava:
- il calcolo del numero di incarichi attribuiti all’esterno;
- l’accertamento del possesso dei requisiti richiesti in capo a soggetti già appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione che sarebbe dovuto avvenire anche tra i funzionari direttivi di seconda fascia;
- in ultimo la mancata adozione del Piano triennale del fabbisogno del personale.
Il Consiglio di Stato ci dà ragione e ha quindi statuito che i 6 incarichi apicali e i 42 dirigenti assunti erano troppi e quindi in contrasto con quanto stabilito dalla Legge.
Inoltre, ha stabilito che è illegittimo il conferimento di incarichi dirigenziali in assenza della propedeutica programmazione triennale. Tale illegittimità è connessa alla circostanza che gli incarichi dirigenziali sono stati conferiti dopo una indagine interna volta alla valutazione delle professionalità esistenti, limitata però ai ruoli dirigenziali e non anche ai funzionari direttivi di seconda fascia.
Assunzioni e consulenze mancano sui siti della Regione Lazio
Sono soddisfatta anche perché proprio recentemente ho segnalato come i siti web della regione Lazio non brillino in trasparenza sottolineando che, secondo il Dipartimento della funzione pubblica, siano mancanti proprio le sezioni riguardanti le consulenze, gli incarichi dirigenziali e quelli ai dipendenti con relativi compensi che dovrebbero invece essere pubblici (rilevazioni di febbraio 2020).
È ora che ci si renda conto che essere alla guida di una istituzione non vuol dire essere sopra di essa e che, soprattutto, nessuno è al di sopra della legge.