martedì 30 luglio 2019

PTPR in Consiglio Regionale: tuteliamo così il nostro prezioso paesaggio



Secondo giorno di discussione del PTPR in Consiglio Regionale del Lazio. Il Piano è lo strumento con cui la Regione disciplina l’uso dei paesaggi della nostra regione. Tutti i sistemi dei paesaggi così come declinati nel PTPR rappresentano un patrimonio ascrivibile ai beni comuni il cui valore non può essere suscettibile di giudizio soggettivo ma solo esclusivamente tecnico oggettivo. Questo perché ritengo che la politica dei partiti con i suoi molteplici interessi non può indirizzare l’uso di tali risorse piuttosto agire solo nell’interesse della tutela, conservazione e sviluppo ecosostenibile. Mia premura è inserire la conservazione del suolo, integro e naturale, quale risorsa non rinnovabile e dispensatore di servizi ecosistemici preziosi quali sequestro di carbonio, depurazione delle acque, protezione dall’erosione e produttore di cibo.
Di seguito riporto sinteticamente l’attività emendativa al PTPR:
·       Tutela del sistema del paesaggio naturale (naturale, agrario e di continuità) e del paesaggio agrario (di rilevante valore, di valore e di continuità) dalla realizzazione di impianti alimentati da FER con grande impatto areale, con particolare riferimento agli impianti fotovoltaici a terra, e da quelli a biomasse e a biogas, che troppo spesso trattano rifiuto organico urbano.
·       Tutela del sistema dei paesaggi naturali ed agrari dalla realizzazione di infrastrutture ferroviarie, porti, aeroporti e nodi di scambio. 
·       Inserimento tra le norme regolamentari di tutti i sistemi di paesaggio regionale della tutela e conservazione dei muretti a secco così definiti: Manufatti costituiti da muri a secco con pietra tipica del territorio o materiali di recupero o elementi laterizi, anche legati con malte aeree prive di cemento.
·       Inserimento tra i beni storici dei seguenti manufatti, che segnano con valenza storica i paesaggi naturali o agrari:
·       acquedotti a gravità, costruiti a muro continuo o ad archi, sia funzionanti che non funzionanti;
·       muri a secco ai bordi di sentieri e tracciati stradali o costituenti sostruzioni agli stessi;
·       muri di recinzione, o parti di essi, costruiti con pezzame di pietra tipica del territorio o  materiali di recupero o elementi laterizi, legati con malte aeree prive di cemento;
·       portali d'ingresso ad arco o a pilastri separati, anche se tamponati, sia isolati che inseriti in muri di recinzione o porzioni di essi.
·       Tutela di monumenti geomorfologici di eccezionale importanza interni a beni paesaggistici diffusi, quali ad esempio le forre, proteggendoli con fasce di rispetto provvisoria profonda 100 m.
·       Eliminazione delle deroghe alla proroga dell’attività estrattiva che rimane così vietata nelle aree vincolate del PTPR compreso le fasce di rispetto delle coste marine e lacuali, nei territori superiori ai 1200 m slm, nelle aree naturali protette, nei boschi.


venerdì 12 luglio 2019

Impianti su suolo agricolo. Urgente l'intervento della Giunta.




Oggi 10 luglio 2019 ho chiesto al Consiglio regionale di esprimersi sull’installazione di impianti fotovoltaici su suolo agricolo; una questione urgente nella Tuscia, dato che al momento sono in essere iter autorizzativi per vere e proprie centrali energetiche nei comuni di Tuscania, Montalto di Castro e Tessennano con relativa occupazione di centinaia di chilometri quadrati di suolo agricolo.

Questi impianti, tra l’altro, ricadono proprio nelle aree classificate dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) come “Sistema del Paesaggio agrario” ovvero Paesaggio agrario di valore” (es. vedasi la tavola 7 foglio 344 e la legenda col riepilogo dei sistemi ed ambiti del paesaggio), compromettendo in questo modo, per decenni, l’assetto rurale di una vasta porzione di territorio ed alterandone profondamente il paesaggio.

Purtroppo la mozione che impegnava la Giunta ad avviare con urgenza un’apposita istruttoria, secondo quanto disposto dalle Linee Guida Nazionali di cui al Decreto Ministeriale del 10 settembre 2010, per l’individuazione delle aree non idonee alla realizzazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile ricomprendendo tra esse le aree classificate dal PTPR come “Paesaggio agrario di valore” è stata bocciata dalla maggioranza.

Quindi la Regione approva che si sacrifichi del suolo agricolo, che lei stessa definisce “di valore” nel PTPR, per farci degli impianti energetici fortemente impattanti? Approva quindi anche l’Assessore regionale all’agricoltura Onorati che ha addirittura chiesto il ritiro della mozione evitando di prendere una posizione politica rispetto a quella che si prospetta una delle più importanti trasformazioni del territorio della Tuscia?
A mio parere non è possibile sacrificare il suolo agricolo, che peraltro supporta l’eco-sistema e fornisce quelli che potremmo chiamare ‘servizi’ a tutti gli operatori del territorio. Non è concepibile sfruttare il suolo, appunto agricolo, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi energetico – climatici, i quali però sottendono grandi speculazioni energetiche a cui gli agricoltori, da soli, non possono fare argine.

La Regione deve prendersi il ruolo di governo del territorio gestendo l’attuale diffusione delle energie rinnovabili ed indirizzare la loro localizzazione su terreni degradati quali, ad  esempio, i SIN (Siti di interesse Nazionale), discariche o ancora sui tetti di capannoni ed aree industriali. Le energie rinnovabili sono certo una grande chance per un presente eco sostenibile ma questo non deve andare a discapito dell’agricoltura.



martedì 9 luglio 2019

Audizioni su COBALB




Si è svolta stamani 9 luglio 2019 l’audizione di cui avevo chiesto la convocazione al Presidente della Commissione ambiente Valerio Novelli che aveva come tema lo stato dei lavori di adeguamento del collettore circumlacuale del lago di Bolsena in seguito ai recenti malfunzionamenti delle pompe di sollevamento nei comuni di Bolsena e Montefiascone.

Il ritardo nel completamento dei lavori appaltati già nel 2016 dalla Regione Lazio è inaccettabile e stamani abbiamo cercato nuovamente delle risposte dall’amministrazione pubblica rappresentata dalla dirigente d’area, ing. Wanda D’Ercole e dal RUP (Responsabile Unico del Procedimento), Ing Proietti. La dirigente si è impegnata ad effettuare una valutazione sullo stato di avanzamento lavori riservandosi come ultima spiaggia la possibilità di chiudere l’appalto con la ditta aggiudicatrice. Dal canto mio ho chiesto che venga effettuato sul posto, da parte dell’amministrazione Regionale, un monitoraggio periodico dei lavori presso le stazioni di sollevamento. L’amministrazione ha inoltre indicato come data ultima per il loro completamento il 15 ottobre 2019.

È fondamentale che in commissione ambiente sia trovata una sinergia tra tutte le forze politiche per garantire il rispetto degli obiettivi della Direttiva Quadro Acque (direttiva 2000/60/CE) che, lo ricordo, imponeva il raggiungimento dello stato ecologico “buono” per le acque superficiali entro il 2015 (ne parlavo più dettagliatamente qui). Per il lago di Bolsena paradossalmente si è passati negli anni recenti da una classificazione di stato “buono” a “sufficiente”, il che espone la nostra regione al rischio reale di una procedura d’infrazione europea, le cui basi, peraltro, sono già state gettate essendo in corso la procedura UE Pilot 6800/14/ENVI.

Vale la pena ricordare che nel PTARapprovato a novembre 2018, la regione ha previsto un impegno di spesa di circa 40 milioni di euro per l’adeguamento degli impianti di depurazione del bacino idrografico del lago di Bolsena; io continuerò a chiedere il rispetto degli impegni assunti. Il lago di Bolsena è una risorsa fondamentale per la provincia di Viterbo sotto il profilo ambientale, sanitario in quanto, tra l’altro, risorsa idropotabile ed economico e per questo non dobbiamo abbassare la guardia e pretendere investimenti adeguati.