Alcuni comuni lo sanno molto
bene e Tuscania è uno di questi: stanno sorgendo impianti fotovoltaici come
funghi e molte sono le richieste di approvazione per progetti simili.
Purtroppo tali progetti
riguardano esclusivamente le zone agricole, bruciando così ettari di terreni
produttivi e la nostra capacità di autosostentamento alimentare. Da anni giace
in qualche cassetto la proposta di Piano energetico regionale che dovrebbe
indicare le aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti per la produzione
di energia elettrica.
Nel collegato al bilancio (PDL
194 31.10.2019), che andrà fra poco in discussione in aula, la regione
inserisce una modifica alla L.R.
16 del 16 dicembre 2011 e più precisamente aggiunge l’art. 3.1 che delega i
Comuni a “stabilire una percentuale non superiore al 3% della superficie
agricola utilizzabile (SAU) del territorio comunale destinabile alla
realizzazione di impianti fotovoltaici” fintanto che non vengono individuate
quelle zone che non sono idonee a tali installazioni (secondo quanto disposto
dalle Linee Guida Nazionali di cui al Decreto
Ministeriale del 10 settembre 2010).
Ora, fermo restando che la
Regione dovrebbe celermente individuare le zone non idonee, come prescrive la
legge, con lo scopo di dare anche ai soggetti privati un quadro chiaro su dove
è possibile investire (avevo presentato tempo fa una mozione in tal senso che è
stata bocciata), ci sembra poco lungimirante delegare ai Comuni una competenza
che spetta alla Regione. Finora l’assessore Onorati e l’Assessore Alessandri,
competenti per agricoltura ed energia, nulla hanno opposto a questo proliferare
di progetti e centrali e nulla hanno fatto per ascoltare le richieste delle
associazioni ambientaliste e della Sovraintendenza, tesa a tutelare il
paesaggio. Ora questo articolo che demanda ai comuni è un vano tentativo di
lavarsi le mani da mancate azioni di indirizzo politico che chi governa è
tenuto a attuare.
Ho perciò presentato un
emendamento che va a modificare l’articolo 3.1 inserito nella proposta in modo
che sia la Regione a prendersi la responsabilità di stabilire una “percentuale
non superiore al 3% della superficie agricola utilizzabile (SAU) dei territori
comunali destinabile alla realizzazione di impianti fotovoltaici in conformità
al vigente Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, tenendo conto anche
degli impianti già realizzati”.
Sia cioè la Regione a
stabilirlo tenendo conto di quanto già realizzato in modo da non gravare
ulteriormente il territorio ma anche rispettando il vigente PTPR che ultimamente è sembrato non esistere nemmeno.