Oggi 10 luglio 2019 ho chiesto al Consiglio regionale di esprimersi
sull’installazione di impianti fotovoltaici su suolo agricolo; una questione
urgente nella Tuscia, dato che al momento sono in essere iter autorizzativi per
vere e proprie centrali energetiche nei comuni di Tuscania, Montalto di Castro e Tessennano con relativa occupazione di centinaia di
chilometri quadrati di suolo agricolo.
Questi impianti, tra l’altro, ricadono proprio nelle aree classificate dal
Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) come “Sistema del Paesaggio agrario” ovvero Paesaggio agrario di valore”
(es. vedasi la tavola 7 foglio 344 e la legenda col riepilogo dei sistemi ed ambiti del paesaggio), compromettendo in
questo modo, per decenni, l’assetto rurale di una vasta porzione di territorio
ed alterandone profondamente il paesaggio.
Purtroppo la mozione che impegnava la Giunta ad avviare con urgenza
un’apposita istruttoria, secondo quanto disposto dalle Linee Guida Nazionali di
cui al Decreto Ministeriale del 10 settembre 2010, per l’individuazione delle aree non idonee
alla realizzazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile
ricomprendendo tra esse le aree classificate dal PTPR come “Paesaggio agrario
di valore” è stata bocciata dalla maggioranza.
Quindi la Regione approva che si sacrifichi del suolo agricolo, che lei
stessa definisce “di valore” nel PTPR, per farci degli impianti energetici
fortemente impattanti? Approva quindi anche l’Assessore regionale
all’agricoltura Onorati che ha addirittura chiesto il ritiro della mozione
evitando di prendere una posizione politica rispetto a quella che si prospetta
una delle più importanti trasformazioni del territorio della Tuscia?
A mio parere non è possibile sacrificare il suolo agricolo, che peraltro
supporta l’eco-sistema e fornisce quelli che potremmo chiamare ‘servizi’ a
tutti gli operatori del territorio. Non è concepibile sfruttare il suolo,
appunto agricolo, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi energetico –
climatici, i quali però sottendono grandi speculazioni energetiche a cui gli
agricoltori, da soli, non possono fare argine.
La Regione deve prendersi il ruolo di governo del territorio gestendo
l’attuale diffusione delle energie rinnovabili ed indirizzare la loro
localizzazione su terreni degradati quali, ad esempio, i SIN (Siti di interesse Nazionale), discariche o ancora sui tetti di capannoni
ed aree industriali. Le energie rinnovabili sono certo una grande chance per un
presente eco sostenibile ma questo non deve andare a discapito dell’agricoltura.