lunedì 1 aprile 2019

Fondi europei, come siamo messi? Diamo alcuni numeri!




La politica di coesione dell’Unione Europea attuata tramite i fondi europei rappresenta un importante strumento per attuare strategie di crescita, innovazione, sostenibilità ed inclusione sociale per tutti gli stati membri.

“Per il periodo di programmazione finanziaria 2014-2020 l’Unione europea ha destinato alla politica di coesione un terzo delle risorse previste nel proprio bilancio dell’UE, per un investimento di 454 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti i contributi nazionali e gli altri investimenti privati, per un impatto stimabile in circa 638 mld (fonte: Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro).”

A fine giugno 2018 sono stati diffusi i dati dalla comunità europea sullo stato di avanzamento dei fondi strutturali per la programmazione 2014/2020 in termini di spesa dei vari stati membri. In relazione ai Programmi FSE e FESR, l’Italia spende il 9,3% della totale delle risorse a disposizione. Peggio di noi fanno solo l’Irlanda (3.6%), la Romania (5%), la Slovenia (5.7%) e la Spagna (7.2%), mentre i paesi più virtuosi sono la Finlandia (31.11%), i Paesi Bassi (31%), il Portogallo (27%) e la Svezia (24%).

I dati di sintesi sulla spesa delle varie regioni italiane non forniscono un quadro confortante per il Lazio. Al 30 giugno 2018 per i fondi FESR e FSE risulta un avanzamento in termini di pagamenti del 7,9% su un totale di risorse programmate di 1,9 miliardi di euro.
(brevemente: i Fondi Sociali Europei (FSE) vedono come campo di intervento l’inclusione sociale, la formazione, l’istruzione, fondi per l’inserimento lavorativo destinati alle imprese, mentre i Fondi europei di sviluppo regionale (FESR) sono focalizzati su piccole e medie imprese, ricerca, innovazione, banda ultra larga e agenda digitale).
Il Lazio che si colloca tra le regioni più sviluppate ha speso il 7,63% delle risorse. Ai primi posti troviamo per spesa troviamo il Piemonte e l’Emilia Romagna mentre agli ultimi posti la Toscana e l’Umbria. Per quanto riguarda il Programma di Sviluppo rurale (PSR) l’Italia complessivamente spende mediamente il 28.73% della dotazione. Il Lazio si attesta al 24.83% e peggio di noi fanno solo la Puglia (18.8%), la Basilicata (22%), l’Abruzzo (18%) e le Marche (17%) mentre molto meglio fanno le province autonome di Trento e Bolzano (36 e 52%), la Sardegna (36%) e il Molise (52%).

Nel dettaglio del Lazio per quel che riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale e cioè il FESR la dotazione complessiva è di 969 milioni di euro per la programmazione 2014/2020. Secondo l’autorità di gestione, la Direzione regionale dello sviluppo economico, al 31 dicembre del 2018, i pagamenti effettuati sono stati pari a 149 milioni di euro che rappresentano circa il 15.4% del totale a disposizione.

Per il Fondo Europeo di Sviluppo Agricolo (cioè il FEASR che si pone l’obiettivo di stimolare lo sviluppo delle zone rurali e le relative attività agricole), la dotazione complessiva è di 822 milioni di euro. Secondo i dati della Direzione Regionale dell’Agricoltura (qui la Relazione informativa UE della Giunta regionale) al 31 dicembre 2018 la spesa pubblica erogata, e cioè i pagamenti effettuati, ammontava a 203 milioni di euro che rappresentano il 25% circa della dotazione finanziaria complessiva tenendo presente che di questi, 80 milioni di euro riguardano fondi inerenti il PSR 2007-2013.

Se prendiamo in considerazione il FSE cioè il fondo sociale europeo, il quadro non è di certo migliore. Infatti, a fronte di una dotazione complessiva di 902 milioni di euro la spesa pubblica erogata è stata pari, al 31 dicembre 2018 (qui la Relazione informativa UE della Giunta regionale) a 127 milioni di euro che rappresentano uno sconfortante 14% del totale.

Ora, dopo aver dato tutti questi numeri che comprensibilmente possono creare smarrimento e confusione provo a tirare alcune somme.
È chiaro che in generale l’Italia e in particolare il Lazio sfruttano poco i fondi disponibili. Come spesso accade il panorama è variegato e ci sono soggetti più virtuosi, per così dire, che riescono a sfruttare bene le opportunità offerte dalla UE e soggetti meno virtuosi che non riescono a farlo.

Allegati:
Relazione informativa della Giunta sui fondi 2018