La Regione Lazio deve adottare quanto prima gli atti e le procedure necessari a limitare drasticamente la dispersione delle acque nelle reti idriche e a ridurre il superamento dei livelli di arsenico nelle acque destinate al consumo umano su tutto il territorio regionale, investendo risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti idriche esistenti e procedendo anche alla manutenzione straordinaria dei dearsenificatori già esistenti. Per questo ho presentato in Consiglio regionale un Ordine del Giorno, a seguito della Relazione informativa annuale della Giunta, relativamente alla partecipazione della Regione alle politiche dell’Unione Europea, che è stato accolto favorevolmente”.
“Al momento la Regione Lazio è coinvolta in ben quattro procedure di infrazione riguardanti le reti idriche, anche con grande dispendio del denaro dei contribuenti che invece potrebbe essere utilizzato in attività di manutenzione delle reti e di mantenimento della qualità delle acque. In particolare, la Commissione europea ha recentemente deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia per il mancato rispetto della direttiva sull’acqua potabile nella provincia di Viterbo, dove, in alcuni comuni, i livelli di arsenico e di fluoruro superano da tempo i livelli consentiti, con il rischio di causare seri danni alla salute dei cittadini”.
“Come riportato nella Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile l’andamento negativo della regione nella gestione sostenibile dell’acqua è dovuto al peggioramento della dispersione idrica nella rete di distribuzione comunale, che passa dal 35,0% al 52,9% tra il 2005 e il 2015, attestandosi così su un valore nettamente superiore alla media italiana (41,4%). Per questo è fondamentale che la Regione attui, come linee d’azione prioritarie, il miglioramento della qualità attraverso la gestione dei suoli e dei soprassuoli, la riduzione delle perdite idriche, con attenzione alle infrastrutture di rete, nonché il miglioramento della gestione della risorsa idrica”.
“L’acqua è patrimonio dell’umanità, un bene comune e una risorsa fonte di vita insostituibile per l’ecosistema. L’accesso all’acqua deve essere riconosciuto come un diritto fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo”