In quanto impianto che brucia rifiuti, un inceneritore, anche se di ultima generazione, spreca energia, inquina e aggrava la crisi climatica con le sue emissioni di gas serra, mettendo in pericolo anche la salute delle persone.
Questi sono fatti incontrovertibili, sono la ragione per cui l’Europa colloca l’incenerimento in fondo alla gerarchia di gestione dei rifiuti ed esclude questi impianti da ogni forma di finanziamento comunitario, in quanto contrastanti con il principio DNSH, non fare danni significativi.
Un recente studio condotto in tre Paesi europei da Zero Waste Europe conferma che le persone che vivono nelle vicinanze degli inceneritori, anche di ultima generazione, potrebbero subire danni se mangiassero uova, latticini e verdure coltivate in quei territori, dove nella maggior parte dei casi si superano i limiti definiti dall’Ue per la sicurezza alimentare. A conferma di ciò, va evidenziato che l’indagine è stata realizzata anche in aree dove non ci sono fonti inquinanti diverse dagli impianti che bruciano rifiuti.
Per quanto riguarda le pericolosissime diossine poi, nonostante i dati ufficiali le diano in diminuzione rispetto all’incremento dei rifiuti inceneriti, va considerato che le misurazioni delle agenzie di controllo sono fatte per un breve lasso di tempo, tra le 6 e le 12 ore l’anno, peraltro annunciandole in anticipo e non esaminando le fasi di accensione e spegnimento, ma solo quelle di funzionamento ordinario.
Secondo le analisi di ToxicoWatch Foundation, durante l’accensione e spegnimento degli impianti o durante i malfunzionamenti, la quantità di inquinanti è estremamente elevata: in poche ore le diossine superano quelle calcolate sulla media annuale nella fase di funzionamento a regime.