Nonostante la
gravissima carenza di sangue registrata in questo ultimo anno nella nostra regione,
l’Avis di Tarquinia è costretta a rimandare a casa i donatari perché
impossibilitata ad operare a causa dell’assenza di luoghi idonei alla raccolta
del plasma per gravi carenze igienico sanitarie. Situazione da me denunciata
con un interrogazione presentata al Consiglio Regionale nel maggio scorso.
Inaccettabile il comportamento dilatorio tenuto dalla Asl di
Viterbo che, nel giugno di quest’anno, ha ufficializzato l’assegnazione dei
locali all’Avis approvando anche il relativo progetto di ristrutturazione. Nel
frattempo al fine di non interrompere la raccolta di sangue, durante i lavori
di ristrutturazione, concedeva l’utilizzo di un’autoemoteca. Proprio la
predetta unità mobile poco tempo dopo veniva giudicata inidonea dalla Regione
Lazio poiché priva dei requisiti minimi per l’accreditamento. Infine, sembra
che i locali precedentemente assegnati all’Avis saranno destinati a laboratorio
di analisi.
Assurdo che la ASL di Viterbo ignorasse l’inutilizzabilità
dell’unità mobile concessa in uso all’Avis, così come è assurda la mancanza di
un progetto chiaro che individui sulla destinazione definitiva delle unità
operative all’interno dell’ospedale. È vergognoso inoltre che l’Avis di
Tarquinia abbia dovuto sostenere ingenti costi per la presentazione all’Ufficio
Tecnico della Asl del progetto di ristrutturazione dei locali che, a quanto
pare, non gli verranno più consegnati.
Pertanto è mia intenzione andare a fondo sulla questione fissando al più presto un appuntamento col Direttore Generale della ASL di Viterbo, la cui nomina è imminente.
Pertanto è mia intenzione andare a fondo sulla questione fissando al più presto un appuntamento col Direttore Generale della ASL di Viterbo, la cui nomina è imminente.