lunedì 19 ottobre 2015

Il Direttore Sanitario della Asl di Viterbo faccia chiarezza sulla paralisi operativa a cui ha costretto l’Avis di Tarquinia

Nonostante la gravissima carenza di sangue registrata in questo ultimo anno nella nostra regione, l’Avis di Tarquinia è costretta a rimandare a casa i donatari perché impossibilitata ad operare a causa dell’assenza di luoghi idonei alla raccolta del plasma per gravi carenze igienico sanitarie. Situazione da me denunciata con un interrogazione presentata al Consiglio Regionale nel maggio scorso.

Inaccettabile il comportamento dilatorio tenuto dalla Asl di Viterbo che, nel giugno di quest’anno, ha ufficializzato l’assegnazione dei locali all’Avis approvando anche il relativo progetto di ristrutturazione. Nel frattempo al fine di non interrompere la raccolta di sangue, durante i lavori di ristrutturazione, concedeva l’utilizzo di un’autoemoteca. Proprio la predetta unità mobile poco tempo dopo veniva giudicata inidonea dalla Regione Lazio poiché priva dei requisiti minimi per l’accreditamento. Infine, sembra che i locali precedentemente assegnati all’Avis saranno destinati a laboratorio di analisi.

Assurdo che la ASL di Viterbo ignorasse l’inutilizzabilità dell’unità mobile concessa in uso all’Avis, così come è assurda la mancanza di un progetto chiaro che individui sulla destinazione definitiva delle unità operative all’interno dell’ospedale. È vergognoso inoltre che l’Avis di Tarquinia abbia dovuto sostenere ingenti costi per la presentazione all’Ufficio Tecnico della Asl del progetto di ristrutturazione dei locali che, a quanto pare, non gli verranno più consegnati.
Pertanto è mia intenzione andare a fondo sulla questione fissando al più presto un appuntamento col Direttore Generale della ASL di Viterbo, la cui nomina è imminente.