domenica 9 novembre 2014

Conservazione e gestione della fauna selvatica, una proposta di legge inadeguata e clientelare

Giovedì scorso è stata licenziata in commissione agricoltura la proposta di legge n.116 inerente la Conservazione e gestione della fauna selvatica  (testo originale qui). Il M5S si è espresso contro una norma che non ci convince e il cui testo ha avuto diversi rimaneggiamenti secondo un iter a dir poco pasticciato.

E ben noto che l’unica popolazione selvatica in sovranumero recante danni alle produzioni agricole e zootecniche nonché potenzialmente pericolosa per la pubblica incolumità è quella dei cinghiali. Eppure il testo di legge che vuole intervenire su questa emergenza “ambientale” non nomina mai la specie in questione: Sus scrofa.

Si parla genericamente di controllo delle popolazioni di tutte le popolazioni di specie selvatiche temporaneamente o stabilmente presenti sul territorio regionale, mi chiedo quale sia il fine?
L’unico scopo perseguito dalla proposta di legge in esame sembra essere la creazione di “nuovi organismi” deputati allo svolgimento di mansioni tecniche e dirigenziali; mi riferisco al “Centro regionale per la fauna selvatica” e al “Comitato tecnico scientifico” previsti rispettivamente agli artt. 3 e 4. È doveroso sottolineare che le funzioni attribuite ai predetti organismi sono le stesse attualmente espletate, con altissima competenza, da enti ed organismi già esistenti in seno alla Regione, si pensi:

· all’Agenzia Regionale dei Parchi;
· al Comitato tecnico faunistico-venatorio regionale (attualmente istituito presso l'Assessorato regionale agricoltura e deputato alla consulenza tecnica relativa all’applicazione della legge regionale 17/95);

· all’Osservatorio faunistico venatorio regionale;
· All’ A.R.S.I.A.L., istituita ai sensi della legge regionale n. 2/1995, che (cfr. art. 2 della citata legge regionale) ha il compito (tra gli altri) di attuare programmi di attività in materia di gestione dell’osservatorio faunistico ex art. 18 della legge regionale n. 17/1995.
· in ambito nazionale, all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale il quale svolge attività di studio, consulenza tecnica di elaborazione di progetti e di controllo/valutazione sugli interventi faunistici regionali.

Appare evidente come l’istituzione di ulteriori organismi comporterebbe la “sovrapposizione” di competenze nonché nuovi gravosi oneri a carico della Regione. Oltre ad una certa confusione operativa. La direzione ambiente e la direzione agricoltura già svolgono tutte le competenze che si vuole attribuire al centro regionale per la fauna selvatica.
Inoltre, suscita perplessità la previsione di un Comitato tecnico scientifico esterno alla Regione (art. 4) il quale andrebbe a costituire un duplicato del Comitato tecnico faunistico venatorio regionale, previsto dall’articolo 8 della legge regionale numero 17 del 1995.

Completamente rivisitato nella versione approdata in commissione l’art. 5 della legge che originariamente prevedeva la corresponsione da parte del cacciatore, per ciascun capo di fauna selvatica dallo stesso abbattuto, di un contributo fino ad euro 25 e la destinazione dei proventi per la realizzazione degli interventi di cui all’art. 2 la cui attuazione è demandata al Comitato tecnico scientifico per la fauna selvatica. Pur essendo incardinata sulla normativa faunistica venatoria, la pdl in oggetto pretendeva in maniera del tutto discutibile di disciplinare interventi all’interno delle aree protette (concepite come aziende faunistiche venatorie!) che afferiscono ad altro comparto normativo.

Tra le poche, pochissime note di cui essere soddisfatti, l’approvazione di nostre richieste M5S per l’utilizzo di personale già dipendente della Regione e l’eliminazione della possibilità di oneri aggiuntivi. Infine segnalo la rimozione dal rimozione dal testo, all’art. 2, della possibilità di approvvigionamento di richiami vivi – metodo barbaro usato per la caccia agli uccelli grazie all’approvazione di un emendamento 5 stelle.

La discussione odierna in commissione VIII conferma che questa Amministrazione regionale, anziché ottimizzare le proprie risorse, contenere le spese e trattare con la dovuta attenzione temi tanto delicati, continua con i tentativi di creazione di nuovi organismi tecnico-dirigenziali, non affrontando in maniera organica e sistematica la delicata materia della conservazione e gestione della fauna selvatica.